
LECCO – Sessanta milioni di persone sono state costrette a fuggire nel 2014, trentotto milioni sono gli sfollati, 5 mila sono solo i siriani che si sono messi in marcia dal loro Paese devastato dalla guerra, li seguono gli afgani e somali per numero di immigrati; l’intero fenomeno migratorio però coinvolge 232 milioni di persone, chi per scelta e chi perché altra scelta non ha.
Sono i dati impressionanti diffusi durante la serata “Siamo tutti migranti”, promossa dal Decanato di Lecco insieme a numerose associazioni che si occupano della tematica, diventata un’emergenza negli ultimi anni.
Eppure “il mondo è sempre stato in movimento” come hanno ricordato la giornalista Anna Pozzi e i due relatori che l’hanno affiancata nella serata che si è svolta giovedì sera all’auditorium della Camera di Commercio, ovvero Matteo Ripamonti della Caritas di Lecco e padre Angelo Cupini della Casa sul Pozzo.

“Quando frequentavo la scuola non c’erano meridionali nella mia classe, erano invece metà della classe quando la frequentavano i miei figli ed oggi i miei nipoti hanno come compagni alcuni ragazzi provenienti dall’Africa – ha sottolineato Ripamonti – l’Italia è sempre stato un paese di migranti, anch’essi partiti con grandi speranze, oggi però, negli occhi dei migranti non siamo capaci di vedere quelle speranze, ma solo la nostra paura”.
Italiani migranti ieri ed anche oggi: se il nostro Paese nel 2014 ha accolto 92 mila persone, ha anche conosciuto l’emigrazione di 155 mila connazionali, molti dei quali giovani che si sono allontanati dalle loro famiglie in cerca di lavoro altrove.
Gli stranieri in Italia oggi sono 5 milioni, ovvero l’8,2% della popolazione. A Lecco ve ne sono 34 mila: 83% sono residenti, quindi stabili sul territorio, il 13% sono stranieri regolari non residenti e il 3,6% sono irregolari. Il loro numero è cresciuto negli anni, in particolare tra il 2001 (quando era 10 mila) al 2009 (quando hanno toccato i 29 mila) per poi subire un’ulteriore seppur minore crescita negli anni successivi. Il numero maggiore è quello dei migranti provenienti dalla Romania (22,6%), seguiti dagli albanesi (9,8%).

“Nell’ultimo periodo il numero di donne straniere presenti in provincia ha pareggiato quello degli uomini – ha spiegato la giornalista Anna Pozzi, esperta di immigrazione ed autrice del libro “Mercanti di schiavi” -questo è un fatto positivo perché la donna equivale al ricongiungimento familiare, ai figli che frequentano le scuole e gli oratori, quindi ad una maggiore integrazione”.

I richiedenti asilo accolti attualmente nel lecchese sono invece 902, la maggior parte di loro proviene dalla Nigeria (257), dal Pakistan (147) e dal Senegal (87), nazioni colpite da situazioni difficili dal punto di vista economico ma, nel caso dei nigeriani in particolare, interviene anche il grave fenomeno dello sfruttamento dei migranti.
“Le donne nigeriane sono spesso vittime di tratta, pagano a caro prezzo il loro lasciapassare per l’Italia e vengono costrette a prostituirsi per pagare il loro debito. Senza documenti in regola, intimorite dalla violenza, cedono al ricatto dei loro aguzzini – ha proseguito la giornalista – anche gli uomini possono essere vittime di traffico, obbligati a lavori ai limiti della sopportazione anche per 11 ore al giorno per 30 euro al giorno”.
Salvati nel Mediterraneo (3600 i morti nel 2015, 25 mila in 25 anni) vengono trasferiti nei centri di accoglienza sparsi in tutta Italia. La Lombardia è la regione che ne ospita il numero maggiore, il 13% del totale di 104.750 richiedenti asilo, seguita dalla Sicilia con il 12%.
Nel lecchese, su un totale di quasi novanta Comuni, solo una ventina hanno dato spazio per l’ospitalità dei profughi. Il capoluogo da solo ne ha accolti quasi quattrocento, sistemati per la maggior parte tra il Bione (192), il Ferrhotel (119) e il convento di Maggianico (53). Il secondo comune per ospitalità è Cremeno con 124 richiedenti asilo.

Il problema della concentrazione in pochi centri è un tema già discusso dalla politica locale ed è ha portato alla decisione dei sindaci, alla fine dello scorso anno, della redazione di un piano di accoglienza diffusa a livello provinciale che attende ora la firma della Prefettura, dopo l’approvazione del ministero. L’accoglienza diffusa poterà fino a 1200 il numero di richiedenti asilo che la provincia lecchese potrà ospitare.
“Il fenomeno migratorio non si arresterà – ha sottolineato la giornalista – i numeri degli sbarchi di questi primi mesi dell’anno sono analoghi a quelli del 2015. Per questo occorre non più gestire la situazione come un’emergenza ma andare oltre, senza fare distinzioni tra chi scappa dalla guerra o dalla fame. Le loro vite sono in pericolo ed è per questo che fuggono dai loro Paesi e il divario tra ricchi e poveri, nel mondo, continua ad aumentare”.

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GALLERIA FOTOGRAFICA della serata in Camera di Commercio

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