Referendum. FP Cgil: “Scaricato sul popolo un contenzioso tra istituzioni”

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scheda-referendum-2LECCO – “Con il 32 per cento di votanti il referendum anti-trivelle è archiviato. 15 milioni di votanti di cui 13 hanno detto sì all’abrogazione della norma che prevede, per i concessionari, la possibilità di estrarre idrocarburi dal sottosuolo finché ce n’è.

Non è la prima volta che un referendum non raggiunga il quorum e per questo è giusto interrogarsi.

Per alcuni si è voluto attribuire al voto un valore che andasse oltre il quesito. E questo non aiuta l’elettore medio a districarsi con materie giudicate “tecniche”. Incrementa la complessità di giudizio proprio quando si chiede semmai una semplificazione dell’interrogativo.

È questo il rischio di tutti i referendum che intervengono su temi che riguardano (o almeno così vengono percepiti) un particolare ambito di persone, di territorio, una specificità di cittadini o professioni.
Sulle trivelle l’aver spinto il dibattito pubblico altrove non ha recuperato la difficoltà di un quesito che presentava due criticità: la prima, di essere nato da uno scontro tra istituzioni e non dalla mobilitazione di cittadini (per la prima volta il quesito proposto da un gruppo di Regioni contro una legge del parlamento); la seconda, che gli effetti di un sì o di un no avrebbero avuto l’impatto esclusivo solo su una parte di popolazione, quella che abita i territori ove le trivelle sono collocate, per quanto questa convinzione possa essere più o meno fondata da un punto di vista ambientalista.
L’insegnamento che ne deriva è che lo strumento referendario debba essere usato con grande cura. Non può essere usato per scaricare sul popolo un contenzioso o un’inefficienza istituzionale così come non sempre è salutare affidarvi interessi propri di determinate categorie di popolazione che rischiano di perdere peso nel magma indistinto dell’elettorato attivo”.

Florindo Antonio Oliverio

FP Cgil Lombardia