LECCO – “Da ex lavoratore in mobilità ed ancora iscritto al sindacato ( fino a quando ?) non posso non pormi e non porre alcune considerazioni e qualche basilare interrogativo a maggior ragione in queste occasioni che rischiano spesso di essere solo autocelebrative.
Lungi da me fare un trattato sulle condizioni attuali della nostra società, del nostro modello di sviluppo e del sindacato, ma mi sembra indispensabile concentrare l’attenzione, con modalità essenziali e comprensibili a tutti, sugli aspetti centrali del “problema”, perlomeno a mio avviso.
Il più importante : al dibattito crescita e/o austerità ( ormai anche i neoliberisti più incalliti parlano perlomeno di una loro contemporaneità) occorre, senza infingimenti, sostituire un interrogativo base : dove si prendono i soldi per finanziare la cosiddetta ripresa ?
E la risposta è molto semplice (ma assai fastidiosa per molti ) : nei portafogli dei più ricchi, secondo il principio, alla base di ogni giusta convivenza civile, che chi più ha più deve dare, sancito peraltro anche dalla nostra preziosa – quanto mai applicata del tutto – Costituzione.
E’ nell’effettiva implementazione di questa scelta di base che sta tutto il problema e che, non a caso, si finge nei vari talk show di ignorare : tutti a discettare su quali interventi, investimenti, manovre adottare ma pochissimi hanno il coraggio di affermare esplicitamente che il problema alla base è come si finanziano con equità queste scelte.
E su questo smettiamola di ripetere il mantra : non ci sono le risorse !
Nel nostro paese, è ormai risaputo nel mondo dei cosiddetti esperti, la ricchezza complessiva (mobiliare ed immobiliare) ammonta ad 8 volte il Pil nazionale.
In realtà, se non si vuol fingere di non vedere, in Italia negli ultimi anni – come del resto in gran parte del mondo, ma in Italia in modo particolare – la forbice delle disuguaglianze si è ampliata gravemente a vantaggio di sempre più pochi ed a scapito di sempre più tanti (il cosiddetto ceto medio oltre che ai sempre più poveri).
E’ con questa situazione e con le cause ed i meccanismi non casuali che l’hanno prodotta che occorre, se non si vuole essere ipocriti, fare i conti !
Ed è su questo terreno che occorre costruire risultati tangibili se si vuole essere credibili.
E questa è una partita che compete a tutti : dal cosiddetto mondo della Politica ormai al quasi collasso, a quello del Sindacato, della Società Civile, dell’Ecclesia ecc. ecc.
Fatta ma soprattutto praticata questa “scelta di campo” tutto il resto ne è conseguenza sia nelle grandi che nelle piccole questioni.
Certo non basta poi reperire cospicue risorse in modo equo ( questione dirimente, per ogni paese che si dica civile), occorre anche saper a fondo mettere in discussione questo modello di sviluppo e questo sistema che come dice papa Francesco “uccide” .
Un modello dove in modo palese la finanza conta più del lavoro, il profitto conta più dell’Uomo ridotto in modo sistematico ad oggetto e non più soggetto centrale del vivere sociale ed economico.
Anche in questo il sindacato deve uscire dalla palude in cui l’hanno spinto le varie dirigenze che, proprio in quanto concausa di questa situazione di aggravata disuguaglianza, non possono più esser credibili nel guidare una svolta reale che peraltro non si può non saldare con una dimensione perlomeno europea, visto in che razza d’Europa siamo costretti a vivere.
Con tutto il rispetto per molti di quei sindacalisti “sul campo” che si dannano giorno per giorno cercando di metter “pezze” alle varie falle che si sono prodotte. Perché, come in tutte le cose della vita, la differenza la fa la persona e non l’appartenenza od il ruolo formale che si ricopre.
Germano Bosisio