
LECCO – “Il punto non è chiedersi come fare a resistere a questo processo (quello della rivoluzione tecnologica nel lavoro, ndr), che è già iniziato e ci ha già coinvolti, ma ribaltare la questione: e se fossimo noi sindacati a potere usare quelle tecnologie, che cosa ne faremmo? Per cosa le utilizzeremmo? Cosa miglioreremmo? Il nuovo sistema impone un cambiamento dell’organizzazione sindacale, o quanto meno questo è il tema di cui dovremmo discutere e fare discutere”.

Una visione ben definita quella di Maurizio Landini, Segretario della Fiom, ospite in Cgil a Lecco per una serata dedicata alle nuove tecnologie e al lavoro. “Impresa 4.0” il titolo dell’iniziativa promossa dal sindacato lecchese. Oltre a Landini ha partecipato il sindacalista Mario Agostinelli.

Un momento di discussione su un tema ‘che non può più essere ignorato’, come ha esordito il Segretario Wolfango Pirelli, e che impone un’importante riflessione non solo sul ruolo delle nuove tecnologie nel lavoro, ma anche, e soprattutto, sul ruolo dei sindacati. “Oggi come oggi siamo già inglobati in questo processo, e la crescita costante che anche l’industria lecchese ha visto negli ultimi sei trimestri è senz’altro dovuta ad un processo di automazione tecnologica evidente – ha dichiarato Pirelli – evoluzioni che si verificano all’interno di un quadro ben definito e che comprende come sappiamo la crescita di un lavoro ‘povero’ collegato alle piattaforme digitali, spesso sottopagato, precario. Come sindacato possiamo lavorare su due aspetti significativi, che hanno caratterizzato ricordo lo scorso secolo: da un lato la redistribuzione del lavoro, dall’altra la formazione del personale“.
Due obiettivi che vedono d’accordo anche Maurizio Landini, la cui riflessione si è però conclusa con un invito diretto a tutti i sindacati: quello di ripensare al proprio ruolo.

“Il mondo del lavoro è coinvolto in un processo di cambiamento che non riguarda solo il lavoro in sè, ma anche la concezione del prodotto. La tecnologia non è neutrale: occorre considerarne l’uso che le persone ne fanno, ma anche chi governa questi processi e li progetta. E’ una novità – ha continuato Landini – che contempla altre incognite esterne, per così dire, al mondo del lavoro, tra le quali il funzionamento e la mediazione sociale. Ma allora come sindacati non possiamo stare qui a riflettere su come fermare il processo ma piuttosto a come prenderne parte in maniera costruttiva, senza tralasciare i nostri principi qualificanti, la lotta al precariato primo su tutti, e la contrattazione“.
Insomma Landini non pensa ad un’azione ‘snaturante’ del sindacato confederale, quanto più ad una sua ‘rivoluzione’: “I lavoratori hanno un nuovo bisogno di sindacato, dobbiamo trovare il modo di interpretare il cambiamento e tornare ad essere un riferimento. Nel mondo ci sono più sindacati aziendali che confederali, allo stato attuale il nostro è seriamente a rischio” ha dichiarato.

“Tre sono le caratteristiche di questo sistema 4.0: l’intelligenza artificiale, i sensori, le informazioni. Proviamo a vedere il tutto da un’altra prospettiva, proviamo a pensare a come il sindacato utilizza i sensori che ha e le informazioni che ha – ha proseguito il sindacalista – anche attraverso questa rivoluzione potremo rivendicare la nostra frontiera della contrattazione. Una contrattazione che necessita di una rappresentanza massima, di un livello di cooperazione molto forte tra i lavoratori. A questo il sindacato deve puntare, tra le altre cose: deve trovare un modo per rimettere in relazione le persone e tutelare la loro posizione lavorativa”.
“Negli anni – ha concluso Landini – abbiamo perso la capacità di fare discutere chi lavora, è un dato innegabile. E oggi il perimetro della categoria sindacale è sfumato. Io credo che una rivoluzione vada fatta in questo senso: il passo è fondamentale, l’anno prossimo la Cgil avrà il Congresso. Come farlo non posso dirlo io, non ho la ricetta in mano, ma qualche spunto. Se non lo facciamo il rischio è che il sindacato venga messo seriamente in discussione e che si perda un riferimento storicamente importante per i lavoratori”.

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