
LECCO – “La Grande Lecco? Partiamo da Olginate, Garlate e Valgreghentino”. L’idea di Italo Bruseghini è precisa e guarda a un futuro nemmeno troppo lontano.
Sindaco di Olginate dal 1975 al 2001, Bruseghini ha preso spunto dalla presentazione del libro di Appello per Lecco per riaccendere il dibattito sulla fusione dei comuni della cintura di Lecco.
“Questa è l’ennesima occasione per riaprire un dibattito su un argomento già affrontato nel passato. Per rendere giustizia alla storia, all’inizio degli anni ’90, già i socialisti affrontarono questo tema che però cadde nel vuoto. Nel 2000 fu Guido Puccio a riaprire il dibattito su una Lecco allargata, adesso, grazie ad Appello per Lecco, abbiamo l’opportunità di tornare ad affrontare l’argomento. Rispetto al passato ci sono alcune novità: sicuramente abbiamo a disposizione tutta una serie di analisi anche molto approfondite, ci sono numeri ed elementi per discutere in concreto quali sono le opportunità da cogliere in un contesto nuovo anche dal punto di vista legislativo. Già negli anni ’90, l’allora capogruppo dei DS (Democratici di Sinistra) Antonio Sartor portò in consiglio comunale l’ipotesi per la creazione di un unico comune che comprendeva Olginate, Pescate, Garlate e Valgreghentino. La cosa fu approvata ma non se ne fece più nulla”.
Secondo Bruseghini la cosa fondamentale è cominciare a parlarne.
“E’ importante discutere dell’opportunità che Lecco e la sua cintura possano avere dei servizi in comune. Se pensiamo al piano dei trasporti le leggi ci obbligavano a distinguere tra piano urbano e piano extraurbano, una cosa ridicola se pensiamo a Malgrate o Vercurago come a un contesto extraurbano. All’inizio degli anni 2000, ad esempio, si studiò un piano che potesse unire le esigenze dei vari comuni ma l’esperimento finì nel nulla a causa della mancanza di convinzione dei soggetti coinvolti. Se le amministrazioni non sono convinte è impossibile fare breccia nell’opinione pubblica. Credo che oggi la questione più importante sia progettare una Grande Lecco anche dal punto di vista urbanistico”.
Mettersi insieme con convinzione o mettersi insieme per disperazione? E’ questa la domanda che mette sul tavolo.
“Sono due concetti estremamente diversi, anche se non bisogna dimenticare che a Lecco sono state fatte le grandi società: Silea, il Consorzio Brianteo, Acel, esempi che dovrebbero dimostrare che non è più il tempo di arroccarsi sulle proprie posizioni. La possibilità che i comuni si mettano insieme è la vera scommessa del futuro. Se non si comincia a parlarne, il treno lo perderemo sempre”.

Bruseghini prende l’esempio di Morterone.
“So che attirerò le ire dei suoi abitanti ma se Morterone esiste ancora è solo colpa della politica. Quando ero assessore provinciale mi sono battuto affinché a Morterone non venisse dato più alcun contributo. Intendiamoci, era necessario fornire a Morterone tutti i servizi, ma si sarebbe dovuto unire a Lecco o Ballabio. E invece si elogiava la presenza di un comune di 40 abitanti facendolo diventare un esempio. Quello di Morterone, però, non è un buon esempio; il problema vero è che ci vogliono i servizi. Per uscirne bisogna staccare la spina dei contributi e far capire alla gente che si può avere molto di più spendendo anche meno”.
E il problema dell’identità culturale di un paese?
“E’ una argomentazione che non regge. L’identità culturale non sparisce se tolgo il municipio. Prendiamo Olginate: c’era Consonno, c’era Capiate, avevamo scuole disseminate da tutte le parti e già allora si cominciò un processo di razionalizzazione. Perché non abbiamo il coraggio di fare questa grande scelta? Da questo dibattito è necessario capire se c’è la volontà di superare i nostri confini. L’esempio di Morterone è quello più lampante ma è chiaro che le situazioni sono tante”.
Non entrando nel merito delle posizioni prese dai vari comuni, Bruseghini però fa un esempio concreto.
“Se si comincia a fare il primo passo su una progettazione urbana che coinvolga Lecco e i comuni circostanti sarebbe già qualcosa. E poi i piccoli comuni dovrebbero unirsi, perché non iniziare proprio da Olginate, Garlate e Valgreghentino? Noi potremmo dare un contributo a questa ipotesi di lavoro. La cosa fondamentale, in fondo, è fornire servizi ai cittadini. Se poi il comune rimane come punto di riferimento per piccoli aspetti ben venga, ma che senso ha ad esempio avere tre uffici tecnici? Abbiamo già in comune depuratore, scuole, Polizia Locale e tutta una serie di servizi, perché non si riesce a fare il salto di qualità? Ai cittadini alla fine interessa avere un servizio, magari più celere, più puntuale e meno costoso. La spallata potrebbe arrivare proprio da questi tre comuni che, insieme, fanno circa 13 mila abitanti”.
L’idea di Bruseghini è quella di prendere in mano le redini del discorso per avere l’opportunità di compiere delle scelte prima che qualcuno le cali dall’alto.
“Se continuano a togliere contributi e a mettere tutta una serie di paletti la morte dei comuni arriva comunque. Perciò è molto meglio compiere una scelta piuttosto che subirla. Se si partisse da Olginate, Garlate e Valgreghentino si potrebbe creare una forza d’urto che potrebbe dialogare con la città per la creazione della Grande Lecco. E’ arrivato il momento che la politica diventi protagonista di questo dibattito che va affrontato senza campanilismi o interessi di bottega”.
Bruseghini non esclude nemmeno il referendum.
“Sediamoci intorno a un tavolo, discutiamo e mostriamo ai cittadini quali sono i vantaggi e le criticità. Una volta stabilito questo si può fare anche un referendum, ma devono essere ben chiari svantaggi e vantaggi soprattutto proiettati in un futuro sempre più aggregante. Parliamo di globalizzazione e noi di fatto siamo fermi”.
Non ultimo, poi, c’è anche un fattore di ordine pratico.
“Ogni scelta che fa Lecco penalizza o favorisce i comuni vicini. Siamo stati per settimane a parlare delle sorti viabilistiche del ponte Vecchio, non si poteva decidere assieme? Il problema del futuro della viabilità e dell’ambiente è un problema dirompente, come lo stiamo affrontando? Il Piano di Governo del Territorio di Lecco dovrebbe comprendere un’area più vasta e il confronto dovrebbe partire da lì. Prendiamo la grande distribuzione, ad esempio, attualmente ogni comune prende la sua decisione che però ha ripercussioni anche oltre i propri confini. Commercio e turismo hanno bisogno di essere rilanciati e si può fare solamente se tutti si va dalla stessa parte. E’ lasciando i comuni che si risolvono i problemi? Bisogna ridisegnare la mappa dei servizi e valutare le opportunità senza sgretolare il tessuto urbano del paese. Non è perché si toglie il comune che il paese smette di vivere o perde la propria identità culturale. Bisogna capire che si cresce tutti insieme. L’identità culturale si perde se si continua a perdere potere contrattuale sul territorio e vengono a mancare i servizi”.
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