No all’abolizione delle Province, lo dicono Nava e la Giunta

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Anche la Provincia di Lecco, aderendo all’iniziativa nazionale dell’Unione Provincie Italiane, ha convocato, per oggi, martedì 31 gennaio, un consiglio straordinario per manifestare il proprio dissenso contro il progetto di abolizione di questo ente locale, previsto da un emendamento della scorsa manovra finanziaria, già approvato dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera. Il Parlamento, il 28 dicembre, ha inoltre approvato in via definitiva delle disposizioni che impegnano questa istituzione a trasferire alcune sue funzioni alla Regione, fino alla sua soppressione, prevista per il 31 marzo 2013. Parte così la controffensiva di giunte e consigli provinciali, impegnati nel ribadire la loro “necessaria” presenza sul territorio.

La soppressione delle Provincie è un tema che da anni alimenta il dibattito politico nel nostro Paese, ed ora sembra prevalere nell’opinione pubblica l’immagine di un ente “superfluo”, e l’idea che lo spreco di denaro pubblico possa trovare un argine nella loro abolizione; la stessa iniziativa dell’Upi è vista da alcuni come una vera e propria autodifesa della casta.

A smentire i più maliziosi ci ha pensato il Presidente della Provincia di Lecco, Daniele Nava, nella conferenza stampa tenutasi in mattinata: “Non siamo un’istituzione che difende se stessa. La nostra amministrazione ha deciso di modificare in modo importante l’ordine del giorno deciso dall’Upi, contestualizzandolo e attualizzandolo al territorio in cui operiamo, per ricordare quello che la Provincia di Lecco ha fatto e sta facendo per la sua comunità, ma soprattutto per lanciare un messaggio chiaro e diretto: se qualcuno vuol far credere che i risparmi ai costi della politica passano dall’abolizione delle Province, sta prendendo per i fondelli i cittadini. Quando questi ultimi, tra qualche anno, si accorgeranno di essere stati presi in giro, si arrabbieranno doppiamente con chi li ha ingannati. Autorevoli studi di colleghi bocconiani dell’attuale presidente Monti, e della Cgia di Mestre, hanno dimostrato che i risparmi, che si otterrebbero con la soppressione di questi enti, sarebbero assolutamente trascurabili. L’attacco alla classe politica ha raggiunto livelli mai visti prima, sia per l’attuale situazione sociale ed economica che per l’incapacità della stessa classe politica nella gestione della cosa pubblica; ed ora si è deciso trasversalmente di sacrificare l’anello più debole della catena. Ci si nasconde dietro ad un dito per evitare di attaccare i veri sprechi, che sono ai livelli alti delle istituzioni, andando a colpire un ente eletto direttamente dai cittadini”.

A dar man forte al Presidente Nava, è intervenuto l’assessore ai Beni Culturali, Marco Benedetti: “Qui non si parla di costi della politica, ma della democrazia. Attenzione, perché se si sopprime un’istituzione composta da eletti dal popolo, le decisioni sul territorio verranno poi prese da un qualsiasi burocrate. Inoltre, una Regione come la Lombardia, che comprende più di dieci milioni di abitanti, può veramente pensare di stare in piedi senza un ente intermedio provinciale?”.

E’ proprio il ruolo di intermediario tra comuni e regione ad essere rimarcato anche dall’assessore ai Lavori Pubblici, Stefano Simonetti: “La nostra istituzione offre un interlocutore vicino alle esigenze dei Comuni e che può seguire in prima persona le operazioni sul territorio. Cosa che non credo possano fare gli assessori regionali dalla loro sede milanese.”

“Siamo davanti ad una schizofrenia gravissima – conclude il presidente Nava – dopo aver dato vita a nuove provincie negli ultimi cinque anni, ora invece si vogliono eliminare totalmente. Siamo pronti a discutere il nostro ruolo e la nostra presenza sul territorio, se esistesse almeno un progetto di riordino degli enti locali da parte degli organi dello Stato”.