LECCO – Una truffa congegnata alla perfezione accaduta una decina di giorni fa a Lecco tra via Alfonso Lamarmora e il cimitero di Castello. Un colpo messo a segno secondo un preciso copione da attuare dopo aver individuato la vittima prescelta, solitamente anziani, proprio come in questo caso.
La vicenda la racconta il figlio, che, per ovvie ragioni, chiede l’anonimato, aggiungendo: “Ritengo sia giusto raccontare lo spiacevole episodio che è capitato a mio padre, affinché la gente, soprattutto gli anziani, stiano in guardia. Sono cose che sembra possano capitare altrove e non qui a Lecco, ad altri e non a noi, e invece non è così”.
Poi inizia il racconto: “Il tutto è avvenuto la mattina di mercoledì 24 ottobre. Mio padre aveva appena fatto la spesa all’Iperal di Lecco, quindi in auto si è recato agli sportelli bancomat della Deutsche Bank di via Belfiore dove ha prelevato 250 euro. Dopodiché è risalito lungo via Belfiore imboccando via Lamarmora. Qui, è sfilato a fianco di alcune auto ferme a bordo strada e passando accanto ad una di queste ha sentito un leggero colpo metallico alla carrozzeria senza farci troppo caso. Subito però gli si è accodata un’auto, una Mercedes classe A, che ha iniziato ad abbagliare. Quando mio padre è giunto in fondo alla via, all’altezza del magazzino delle Poste, quest’auto gli si è affiancata. Al volante c’era una persona giovane mentre a lato passeggero una persona anziana. Il tizio al volante, l’unico che in tutta questa vicenda ha parlato, ha iniziato a sostenere che mio padre l’avesse urtato procurandogli un grave danno all’auto. Lo ha fatto con modi così convincenti che mio padre, un po’ preso di sorpresa e un po’ spaventato, si è fatto convincere a seguirli”.
E qui, inizia la seconda parte della brutta vicenda. “Scendendo da corso Promessi, hanno svoltato a sinistra imboccando la piccola via posta sotto la Questura e da qui, senza scendere dall’auto, i due tizi gli hanno fatto segno di continuare a seguirli, fino ad arrivare al parcheggio del cimitero di Castello, dove si sono fermati, senza mai scendere dall’auto. Parlando con mio padre il tizio al volante lo invita a scendere e a guardare il danno che gli aveva procurato. Così, mio padre scende per controllare mentre il giovane continua a parlare e a sostenere che il danno è serio, che per quell’incidente avrebbero portato via la patente a mio padre e per mettere ancora più pressione ha iniziato a dire che al suo fianco c’era una persona malata di cuore e che a breve sarebbe arrivata una terza persona a portargli una carrozzina. Insomma una tempesta di parole che hanno mandato in confusione mio padre fino a tal punto che si è fatto convincere a salire sulla loro auto, sedendosi dietro. La persona al volante ha iniziato dire che avrebbero dovuto sistemare la cosa subito e che il modo più veloce sarebbe stato quello di andare in banca a prelevare denaro contante. Mio padre si è rifiutato. A quel punto gli ha chiesto quanto avesse nel portafogli. Lui prendendolo lo stava per aprire, quando il tizio ha visto che spuntava il denaro che aveva appena prelevato e glielo ha sfilato dal portafogli dicendo una cosa del tipo: ‘questi li prendo come anticipo poi dobbiamo trovarci e sistemare il resto’. A quel punto mio padre è sceso dall’auto e proprio in quel momento i due sono subito partiti sparendo. A quel punto mio padre, ancora confuso e scioccato è tornato alla sua auto, non trovando più le chiavi inserite nel quadro. Quindi mi ha chiamato, abbiamo allertato i Carabinieri che sono arrivati subito sul posto, ma ormai dei malviventi non c’era più traccia”.
Altro problema è stato quello di prevenire un possibile secondo furto, come ha sottolineato il figlio: “Insieme alle chiavi dell’auto c’erano quelle di casa, così ci siamo premurati affinché la casa fosse presidiata cambiando immediatamente le serrature, oltre a sporgere subito denuncia”.
Il giorno dopo, il figlio ha accompagnato il padre a ripercorrere il tragitto e quei brutti momenti, per farsi raccontare con maggior lucidità quanto accaduto nel tentativo di far emergere qualche dettaglio in più. Ed infatti, è emerso che nel momento in cui il padre stava salendo sull’auto dei malviventi, si era accorto, senza tuttavia prestare attenzione, che era spuntata alle sue spalle anche se in lontananza, una terza persona, probabilmente quella che poi si è rivelata essere un complice, con il compito di rubare le chiavi dell’auto.
Anche se effettuato con un copione diverso, in questo caso più articolato, è un colpo richiama quello della “truffa dello specchietto”, messo a segno in passato anche a Lecco. Vittime molto spesso risultano essere gli anziani e, tal proposito, è bene ricordare i consigli delle Forze dell’Ordine che forniscono anche durante gli incontri con la cittadinanza organizzati da Carabinieri e Polizia di Stato. Consigli che a volte possono sembrare banali ma che spesso sono fondamentali per evitare di finire vittime dei malviventi.
Non aprire la porta agli sconosciuti, anche a coloro che si presentano come presunti tecnici o persino agenti delle forze dell’ordine in borghese. Diffidate anche se mostrano un tesserino. In caso di dubbi non esitate a chiamare il 112. Così come va subito chiamato il 112 se ci si trova coinvolti in presunti incidenti stradali, come quello capitato all’anziano signore.
E ancora, quando si cammina su un marciapiede non bisogna mai tenere la borsa a lato strada per evitare di essere scippati. Attenzione anche alle truffe telefoniche, spesso i malviventi si presentano come falsi avvocati o finti agenti delle forze dell’ordine e chiedono denaro per un vostro parente in difficoltà o che è stato coinvolto in un incidente, promettendo magari l’invio di un “incaricato” disposto a prelevare soldi dal bancomat: non pagate nessuno ed in nessun caso, chiamate subito una persona di fiducia o il 112.
Un ultimo monito da parte delle forze dell’ordine è quello di non esitare a sporgere denuncia se si cade nella rete dei malviventi. Molte persone dopo essere state raggirate, derubate o rapinate provano vergogna e non denunciano, ma così facendo fanno il gioco dei malviventi e non quello delle forze dell’ordine che soprattutto grazie alle denunce, ai racconti e ai dettagli forniti dalle vittime possono individuare più facilmente i criminali e consegnarli alla giustizia.

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