PREMANA – “Lo zio Giovanni con la sua vita tante volte ha sperimentato e dimostrato che l’amore è più forte del dolore e della morte. Ciò che si vive nell’amore, rimane in eterno”.
Le parole di Don Gianbattista Rizzi (nipote di Giovann Fazzini) risuonano più volte commosse all’interno della Chiesa di San Dionigi a Preamana, gremita di persone sabato mattina per l’ultimo e accorato saluto all’ex sindaco e storico maestro del paese, scomparso il 1 novembre all’età di 77 anni. In chiesa tante, tantissime persone, ognuna delle quali legata in maniera diversa ma ugualmente profonda allo ‘zio Giovannino’, come era affettuosamente chiamato.
Accanto alla famiglia ci sono gli amministratori del territorio della valle e del lecchese, che con lui hanno condiviso percorsi politici e importanti traguardi, ci sono i suoi scolari, di ieri e di oggi, i volontari del Soccorso Alpino premanese, che Fazzini aveva contribuito a fondare. Ci sono gli amici della Filodrammatica premanese, con la quale collaborava come regista, e tantissimi cittadini, per i quali Giovanni, ‘sindech e maestro’, ha costituito negli anni un vero e proprio riferimento. Qualcuno non è riuscito ad entrare in chiesa ed è rimasto fuori, sul sagrato, nonostante la pioggia battente caduta per tutta la mattina.
Al centro della chiesa, davanti all’altare, la bara semplice, coperta da una composizione di eriche. Dopotutto, come ha ricordato Don Gianbattista, “lo zio Giovannino era un uomo semplice, che amava il silenzio, profondamente ottimista“.
E in maniera semplice e silenziosa la mattina del 1° novembre, giorno dei Santi, è andato via. Una morte che il prete ha paragonato ad una nuova nascita: “L’altra mattina all’alba Giovanni ha vissuto un nuovo travaglio ed è uscito dal grembo della vita terrena per entrare in una nuova dimensione, quella della vita eterna, piena di luce, di sapori, di pace, di libertà, di volti e di abbracci di tutti i suoi amici. Durante la sua vita con noi Giovanni aveva pregustato questa pienezza, si era preparato. Certo, la morte impone di ripensare a come vivere giorno per giorno, ma lui ci ha insegnato che l’amore è più forte del dolore, e ciò che si vive nell’amore rimane in eterno. Rimanendo in comunione con Giovanni vivremo in modo più vero, in attesa di riscontrarci un giorno e, come piaceva tanto a lui, mangiare tutte le busecche (trippa, ndr) che vorremo” ha concluso Don Gianbattista, strappando più di un sorriso ai presenti.
Al termine della Messa tanti i ricordi condivisi dai presenti, amministratori, insegnanti e cittadini. “Ti diciamo Addio, nel vero senso di questa parola, ‘a Dio’. Ciao Giovanni“. Il corteo si avvia fuori dalla Chiesa verso il cimitero, la bara segue, portata a spalla. Tutti cantano e riprende a piovere, quasi anche il cielo, commosso, voglia salutare per l’ultima volta il maestro e ‘sindech’ (sindaco, ndr) Giovanni e partecipare al lutto di Premana.
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