Giro d’Italia: Gimondi “benedice” la tappa lecchese

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LECCO – Felice Gimondi promuove il Giro d’Italia a Lecco. Il grande campione di ciclismo degli anni ’60 e ’70 è arrivato nel capoluogo sabato pomeriggio, invitato dal Comitato Lecchese del Grande Ciclismo alla Camera di Commercio per parlare della tappa che si terrà il 20 maggio.

“Mi ricordo che nel 1963 ho vinto a Maggianico – racconta l’ex ciclista –, poi sono arrivato primo anche a Pasturo. Molte volte mi sono allenato tra il lago e la Valsassina, perchè amavo i saliscendi,e sono passato molte volte da Varenna, andando poi a Tartavalle, ma non ho mai fatto la Culmine di San Pietro perchè ai miei tempi non percorribile in bici”. Grande avversario di Gimondi era Eddy Mercks, il “cannibale” e ricordando i vecchi tempi, Gimondi confessa: “Non accettavo di essere battuto, ma lui era molto più veloce di me e mi metteva in difficoltà”.

Renato Corbetta, storico organizzatore della Sagra delle Sagre e di due tappe del Giro di Svizzera, ricorda quando nel 1966 la Nazionale italiana di ciclismo venne ospitata a Tartavalle. “Organizzammo una gara pre-mondiale – racconta – che partiva da Pasturo, poi continuava a Balisio, Cremeno, Barzio, la Fola e ritornava a Pasturo”. Nota curiosa portata alla luce da Carlo Spreafico: Gimondi è transitato nel Lecchese sette volte in occasione del Giro d’Italia; nelle edizioni del 1967 e 1976 attraversò la città manzoniana con addosso la maglia rosa e al termine delle tappe vinse la competizione.

Presente all’incontro anche Fiorenzo Magni, altro campione di ciclismo degli anni ’40 e ’50. “Quella che arriva ai Resinelli – dichiara – sarà una bellissima tappa. Io spesso sono andato a trovare mia cognata ai Piani percorrendo i 14 tornanti in bicicletta”. Magni, che a suo tempo dovette fare i conti con avversari del calibro di Fausto Coppi e Gino  Bartali, pur essendo anche lui un fortissimo ciclista è in certo qual modo rimasto nell’ombra, ma lui la prende con filosofia e volgendo lo sguardo a quei periodi ha chiosato: “Gareggiare con loro mi ha insegnato a perdere”.