SEREGNO – Non aveva accettato la fine della loro relazione, perseguitando l’ex compagno con molestie, minacce, arrivando persino ad incendiargli l’auto e a danneggiare la sua abitazione, rubando 10 mila euro. Per questi motivi un 39enne di origini pakistane ma residente in Brianza è finito in carcere.
Le indagini, condotte dai Carabinieri della compagnia di Seregno, hanno preso il via proprio dall’evento doloro avvenuto la notte del 20 maggio, ovvero l’incendio che aveva distrutto la Jeep Cherokee di proprietà della vittima, un 26enne anch’egli di origine pakistana ma residente in Brianza. In quell’occasione il giovane aveva accusato uno shock emotivo con attacchi di panico ed era stato trasportato al pronto soccorso.
Stando a quanto ricostruito dai militare l’indagato, dalla fine della relazione sentimentale, avvenuta lo scorso febbraio, aveva cominciato insistentemente a molestare e minacciare l’ex compagno, chiedendogli rilevanti somme di denaro e favori vari. Tra le minacce, oltre a quelle di morte, vi erano anche quella di diffondere video intimi e quella di rivelare ai familiari la loro relazione omosessuale in ragione dei divieti imposti dalla religione islamica; inoltre in un’occasione lo aveva anche percosso danneggiandogli il cellulare e il parabrezza dell’auto.
Gli accertamenti eseguiti hanno quindi permesso di far emergere elementi idonei a ricondurre all’indagato l’evento del 20 maggio. Secondo la ricostruzione dei militari della compagnia di Seregno, quella notte l’indagato, travestendosi da donna, si sarebbe furtivamente avvicinato all’abitazione dell’ex e avrebbe appiccato il fuoco in più punti dell’abitazione e sull’auto con la chiara intenzione di provocare un incendio di grosse dimensioni e idoneo a diffondersi, poi si sarebbe introdotto all’interno asportando 10 mila euro da un armadio e infine, successivamente, avrebbe lasciato una lettera intimidatoria, da ricondurre a lui con tutta probabilità anche per l’uso di un nomignolo con il quale in passato appellava la vittima in via confidenziale.
Al termine delle indagini il 39enne è stato condannato agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico ma. Attualmente si trova in carcere in attesa dell’installazione dello strumento di controllo elettronico.