Province, Corbetta: “Da anni ne chiediamo l’accorpamento”

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LECCO – C’è chi si batte a spada tratta per la sopravvivenza delle Province e chi, invece, non è affatto dispiaciuto del provvedimento allo studio del Governo: “Anzi, sono anni che lo chiediamo”. E’ il segretario provinciale lecchese del Partito Socialista Italiano, Maurizio Corbetta, ad esprimere parere favorevole al riordino dell’ente Provincia:

“Da tempo bisognava mettere mano, in modo organico, alla questione – spiega il segretario Corbetta – ora si deve intervenire con urgenza, per necessità di contrarre le spese. Rispetto al passato, credo che oggi diventi molto più produttivo per il cittadino, non già avere vicina la sede degli uffici provinciali, ma usufruire di servizi che funzionano; per questo si rende necessario contrarre tutto l’apparato amministrativo, quindi tutte le sedi e giunte provinciali che occorrono, mantenendo però il carattere politico e di rappresentanza”.

Giovedì scorso, il PSI di Lecco ha organizzato un incontro di approfondimento sul tema della riorganizzazione delle Province, presso la sede della Cgil Lecco, alla presenza dello stesso Maurizo Corbetta e dei segretari delle Federazioni di Como, Sondrio e Monza, oltre che del segretario regionale Santo Consonni. Nell’appuntamento il gruppo ha deciso per l’adozione di “forti azioni a sostegno dell’accorpamento degli enti comunali e provinciali, non solo per una mera esigenza di risparmio di spesa pubblica ma soprattutto nell’ottica di garantire un migliore e più efficiente servizio al cittadino”.

Sulle modalità della riorganizzazione, il segretario ed ex assessore provinciale al Patrimonio non ha dubbi:

Un’unica Provincia con Lecco, Como e Monza, avrebbe la possibilità di riunire l’assetto imprenditoriale dell’intera Brianza, il vero motore della Lombardia. So che è una questione che politicamente paga poco, ma a livello amministrativo sarebbe la soluzione ideale”.

“La Lombardia, essendo una regione d i 10 milioni di abitanti, ha necessità di avere un governo decentrato – spiega Corbetta – Immaginiamoci per esempio cosa potrebbe accadere se gli istituti scolastici superiori fossero organizzati esclusivamente da Milano, per un territorio esteso da Sondrio all’ultimo Comune della provincia di Pavia, sarebbe un compito impossibile da svolgere”.

“La questione non è eliminare Province o Regione – ribadisce – ci sono dei servizi che vanno benissimo organizzati a livello regionale, come la sanità o le grandi infrastrutture. Si tratta invece di declinare gli amministratori da una scala territoriale, della piccola politica locale, alla scala dei servizi e quindi ad una gestione che permetta di ridurre i costi ai cittadini. In questi anni siamo andati avanti all’opposto, pagando i servizi tre volte tanto il loro costo; invece bisogna passare ad un’altra logica: per organizzare servizio di 300 mila abitanti, non occorre una Provincia o due Province, oppure ancora una Regione, ma una mezza Provincia”.

Corbetta, infine, non crede che nuove disposizioni degli enti provinciali possano dar luce a sentimenti di “nostalgia” nei cittadini:

“Immagino ci sia più campanilismo riguardo ai Comuni, ma per quanto riguarda le Province penso che il cittadino non sia interessato ad avere la sede a Lecco piuttosto che a Como, perché non frequenta tutti i giorni gli uffici provinciali quanto quelli comunali; il cittadino è piuttosto interessato ai servizi che funzionano. Su questo, bisogna dirlo, non è sufficiente una macchina di funzionari, ma anche la presenza degli amministratori, così come la necessità di controlli esercitata reciprocamente da entrambi”.