MANDELLO – “Dopo una settimana di silenzio il sindaco Fasoli torna a prendere la parola in modo scomposto, accusando chi chiede chiarezza e trasparenza di essere un calunniatore, mentre chi mente è proprio il primo cittadino. Confonde le acque esattamente come lo ha fatto nella sua prima dichiarazione sul caso, quando lui stesso ha parlato di due locali “non ancora demoliti”, sottintendendo quindi che erano stati costruiti senza regolare titolo edilizio”.
Non si è fatta attendere la controreplica di “Casa Comune” alle dichiarazioni del sindaco Riccardo Fasoli sul “caso Patrignani”, che come noto sta tenendo banco da giorni a Mandello.
“Si infiamma – si legge in una nota del gruppo consiliare di minoranza – parlando di sciacalli che sono giunti già alla sentenza, quando il primo a parlare di “sentenza” è stato proprio il suo assessore, che assicurava (bontà sua) la propria buona fede. Ora infatti il sindaco sostiene che con l’avvenuta demolizione (senza autorizzazione) sia stata ripristinata la legalità, confermando quindi che la situazione precedente era illegale”.
“Casa Comune” aggiunge: “Fasoli lamenta che il condono fosse “parcheggiato” dal 2004, ma forse non ha guardato bene le carte nemmeno lì, visto che nel 2006 il Comune ha chiesto alla madre dell’assessore, per poter procedere alla definizione del condono e con tanto di raccomandata, delle integrazioni documentali mai arrivate negli uffici comunali per evidente inerzia degli interessati. E l’assessore Patrignani non poteva non sapere, visto che era il tecnico che si occupava della pratica”.
“Fasoli – si legge sempre nel comunicato – ha poi sostenuto che l’immobile era stato accatastato e che dal 2004 la proprietà paga le imposte sull’immobile stesso: ma le paga per un magazzino o per una residenza? Il sindaco parla degli atti ma non li mostra, perché sa bene che se li rendesse pubblici dovrebbe dire che ciò che è stato demolito (in parte o tutto? Con quali autorizzazioni?) non era un magazzino ma una vera e propria abitazione, come risulta dagli atti ufficiali che lui ben conosce”.
“Casa Comune” conclude: “Ma allora chi sono i “cattivi” di cui parla il sindaco? Chi ha fatto la denuncia di un fatto di reato ai Carabinieri? La Polizia locale che ha fatto l’accertamento? I dipendenti comunali che hanno pubblicato la notizia all’albo pretorio? I consiglieri che chiedono trasparenza e informazione? I cittadini che aspettano di sapere che cosa fanno i loro amministratori? Caro sindaco, è davvero circondato, provi a considerare l’idea che forse è meglio arrendersi e finalmente, anziché fare velate minacce, parlare chiaro!”.