Cerro Torre. Folla per la serata con Lamantia e Panzeri: “Dedicato a Charlie”

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Ernesto Panzeri, Mariolino Conti, Tommaso Lamantia, Manuele Panzeri, Giuseppe Rocchi
Ernesto Panzeri, Mariolino Conti, Tommaso Lamantia, Manuele Panzeri, Giuseppe Rocchi, Luigi Valsecchi

 

CALOLZIOCORTE – “La Patagonia è una terra magica, un parco giochi. Ci sono montagne facili, altre più difficili, ghiaccio, roccia… Il Cerro Torre è una montagna stupenda, suscita timore e rispetto, e poi la via dei Ragni… non puoi dimenticare una salita del genere”.

Paolo Taroni, presidente della commissione scuole di Alpinismo e Sci Alpinismo del Cai, Giuseppe Rocchi e Luigi Valsecchi

 

Brillano ancora gli occhi di Manuele Panzeri e Tommaso Lamantia mentre raccontano la loro avventura sul Grido di Pietra. Una vera e propria folla ha partecipato ieri sera, nel salone Don Duci nella frazione Sala, alla serata organizzata dal Cai Calolziocorte.

Di fatto una prima assoluta, con lo splendido filmato (“Climbin’ in the wind“) e le fotografie della salita. E poi l’omaggio a Giovanni Giarletta, per tutti Charlie, che lo scorso 27 gennaio ha festeggiato la vetta con Manuele e Tommaso e che, pochi giorni dopo essere rientrato a Lecco, ha trovato la morte durante una scalata in Grignetta con l’amico e compagno del  Soccorso Alpino Ezio Artusi.

Il sindaco di Calolzio Cesare Valsecchi con il presidente del Cai Calolzio Luigi Valsecchi

 

Un lungo applauso e un minuto di raccoglimento accompagnati dalle parole di Giuseppe Rocchi, capo stazione di Lecco del Soccorso Alpino ed ex presidente del Cai Calolzio: “Mi fa piacere vedervi tutti qui, soci del Cai, la stazione del Soccorso Alpino al completo. Ho passato un anno a scalare con Charlie mentre si preparava al Torre, qualcuno mi definiva il suo secondo papà. E’ vero, fisicamente oggi non è con noi, ci manca, ma so che lui è qui e lo sarà sempre”.

E poi un piccolo ricordo: “Durante le fasi della salita gli dissi di stare attento, di essere prudente, che tanto la montagna non sarebbe scappata. Poi ho aggiunto: ‘ma se non mettete piede in cima al ‘paracarro’ (uno dei modi di definire il Cerro Torre, ndr) non fatevi più vedere a Lecco”.

Tommaso Lamantia, Manuele Panzeri, Giuseppe Rocchi e Luigi Valsecchi

 

In cima al Torre Charlie e compagni ci sono arrivati ma pochi giorni dopo essere rientrati a Lecco la tragedia in un canale della Grignetta.

Nessuno è voluto mancare ieri sera, presente anche Mariolino Conti, detto “Zenin”, uno dei primi salitori che nel 1974, guidati da Casimiro Ferrari, misero piede sull’inviolata cima del Torre: “Sono stati veramente bravi – ha detto -. Sono tornato tante volte in Patagonia e ho sentito molti racconti di chi ha salito la nostra via e sono tutti entusiasti di questa montagna. Onore a loro”.

Sul palco, accanto a Manuele Panzeri, anche il papà Ernesto che, 44 anni fa, fece parte della spedizione dei Ragni: “Allora non arrivai in cima, fui costretto a fermarmi a 200 metri dalla cima. Quando Manuele mi ha detto che ce l’avevano fatta ho provato una emozione grandissima”.

Spazio alle immagini: la vita a El Chalten, le lunghe marce d’avvicinamento con i sacconi sulle spalle, il meteo Patagonico e le ritirate con la coda tra le gambe, le lunghe ore passate in tenda o in una truna ad aspettare una finestra di bel tempo. L’ultimo tentativo, quello buono: ore di scalata su misto, il Colle della Speranza, l’Elmo e il fungo finale fatto di un ghiaccio effimero dove non ci sono viti abbastanza lunghe o fittoni che ti consentono di passare con un minimo di sicurezza. L’ultimo bivacco, a 50 metri dalla cima, senza sacco a pelo, tutti  e tre stretti in un buco nella neve. Il giorno dopo 7 ore di scalata per salire quella manciata di metri e gridare “Cumbre!”. “Non puoi dimenticare una salita del genere, sei in cima al mondo. Godersi quello spettacolo è indimenticabile”.

Soddisfatto anche il presidente del Cai Calolzio, Luigi Valsecchi: “Grazie per essere intervenuti così numerosi, non pensavo sareste stati così tanti. Prima della spedizione al Torre non conoscevo Charlie, ma quando abbiamo saputo ciò che voleva fare abbiamo cercato di aiutarlo con quel poco che potevamo. Siamo rimasti in contatto tutto il tempo, fino a quando sono arrivati in cima. E’ stata una esperienza molto bella”.

Un paio d’ore molto intense, ricche di emozioni e di ricordi, esplose in un lunghissimo applauso con gli occhi rivolti al cielo: “Perdere un amico in montagna lascia il segno – hanno detto Manuele e Tommaso -. Charlie lo vogliamo ricordare con l’immagine di quei giorni in Patagonia“.