Chef lecchese vince il Cous Cous Festival e noi lo abbiamo seguito

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SAN VITO LO CAPO – C’è anche un’impronta lecchese nella vittoria che l’Italia ha conquistato al Cous Cous festival 2012, conclusosi lo scorso weekend a San Vito lo Capo dove anche Lecconotizie era presente con la nostra Francesca Fiori.

Fabrizio Ferrari, patron e chef de “Al porticciolo ‘84”, noto ristorante lecchese, dopo aver vinto la preview di giugno ha dato la sua impronta, insieme alle due chef sanvitesi Piera Spagnolo e Katia Abrignani, alla ricetta vincitrice del premio Giuria Popolare 2012, offerto dallo sponsor BIA, un cous cous di pesce al profumo di finocchietto.

Il premio della giuria tecnica, formata da giornalisti ed esperti di cucina internazionali e guidata da Paolo Marchi, è andato invece, per il secondo anno, alla Francia, grazie ad Alice Delcourt, chef patron del ristorante “Erba brusca” di Milano.

All’edizione 2012 hanno partecipato nove paesi del bacino del Mediterraneo, Costa d’Avorio, Egitto, Francia, Israele, Italia, Marocco, Senegal e Tunisia, contribuendo in maniera sostanziale al successo della manifestazione, giunta quest’anno alla quindicesima edizione; il Cous cous Festival è una festa non solo di musica, degustazioni e spettacoli, ma anche di culture. E’ anche attraverso il cibo, infatti che popoli, religioni e etnie diversi possono stare insieme e nutrirsi reciprocamente attraverso lo scambio e il confronto. E’ la “magia” del cous cous, piatto povero nato nei deserti del Maghreb, diventato a San Vito Lo Capo simbolo di pace e integrazione.

Circa 250.000 visitatori, oltre 38.000 ticket di degustazione venduti, oltre 10 mila litri di vino siciliano sono stati consumati al villaggio gastronomico, insieme a quasi 2 mila litri d’olio, 6 tonnellate di semola di grano duro e quasi 40 mila porzioni di dolce siciliano tra cassatelle, cannoli e sfince.

Un’atmosfera mediterranea, aiutata dal vento di scirocco caldo che ha soffiato per buona parte della manifestazione, ha accolto i turisti e gli esperti che sono intervenuti a questa manifestazione, incuriositi dai sapori, dai colori, dai profumi che hanno pervaso la cittadina siciliana per cinque giorni.

“Ho partecipato al Cous Cous Festival – ci spiega Fabrizio Ferrari – perché sono una persona curiosa e apprezzo le sfide; Alice Delcourt mi ha parlato entusiasta di questa manifestazione e ho quindi deciso di partecipare, inviando una bozza di ricetta, il cous cous di pere infuse, albedo di cedro, mandorle tostate e scalogno fritto con tonno di ombrina in insalata di spinacino condito al kefir e miso, che ora propongo, con qualche variante, nel mio ristorante; la vittoria al preview di giugno mi ha poi consentito di continuare l’avventura arrivando a rappresentare il nostro paese insieme alle due chef sanvitesi Piera Spagnolo e Katia Abrignani. Abbiamo studiato insieme, pur a distanza, una nuova ricetta, e l’abbiamo provata e riprovata sempre “da lontano”, fino all’inizio del Festival”.

Da un lecchese una ricetta che vince una manifestazione così “lontana” dal nostro territorio, con gusti e materie prime assolutamente poco lecchesi, come mai?
Sono sempre stato poco “territoriale”, al Porticciolo si è sempre mangiato solo pesce di mare, anche quando alla guida c’erano i miei genitori. Io mi sono avvicinato alla cucina insieme a loro, quando frequentavo l’Università, e poco per volta, anche dopo aver fatto delle esperienze lavorative di altro genere, mi sono accorto che il mio mondo era in cucina. Da allora ho provato a portare in cucina tutto quello che non c’era intorno a me; sono estremamente affascinato dalla cucina orientale, ad esempio, e dalla loro capacità di insaporire usando i vegetali.

Da circa due anni al Porticciolo è subentrato lei in toto nella gestione, che novità ha apportato al menù e al ristorante?
E’ venuto naturale, almeno per il momento, continuare nel solco della tradizione, quindi solo pesce e solo pesce di mare; ho però virato su di una cucina meno casalinga e più leggera, pur non abbandonando alcune tradizioni, per esempio la provenienza del pesce, esclusivamente italiano.
Poi uso pochissimo sale, ma tantissime spezie. Ritengo che non sia indispensabile una cucina a kilometro zero perché il cibo sia di qualità, ma, anzi, credo che poter far provare ai miei clienti gusti, profumi, consistenze e sapori lontani dalla loro cultura e dalla loro quotidianità sia uno dei privilegi di questo bellissimo mestiere”.

Nell’attesa di vedere anche il cous cous di pesce al profumo di finocchietto tra i piatti della tradizione lecchese, facciamo i nostri complimenti a Fabrizio Ferrari che quest’anno ha raggiunto un nuovo traguardo, l’ingresso, a marzo di quest’anno, Jeunes Restaurateurs d’Europe (JRE), l’associazione che riunisce i migliori e i più giovani rappresentanti dell’alta gastronomia, perché Fabrizio Ferrari ha solo 32 anni.

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