LECCO – Il racconto dei profughi della Libia a un anno dal loro arrivo in Italia. Nella serata di lunedì al Collegio Volta è andata in scena la serata dal titolo “Profughi dalla Libia: esperienze e prospettive future a un anno dal loro arrivo” con le testimonianze di alcuni rifugiati africani ospitati a Erba, Barzio e Ballabio.
Organizzato dalla Caritas della Zona Pastorale III e dalla Cisl, il convegno ha visto la partecipazione di Emilano Bos, giornalista e autore del documentario “Mare deserto” per la Rsi, il sindaco di Lecco Virginio Brivio, il vicario episcopale Bruno Molinari, Vittorio Zappalorto (soggetto attuatore per la gestione delle strutture di accoglienza) e il segretario generale di Cisl Lombardia Gianluigi Petteni.
“In Libia ero un meccanico e avevo tre dipendenti – spiega in inglese Samson, nigeriano, da un anno a Ballabio assieme alla moglie Eise –. Con lo scoppio della guerra mi sono diretto verso Lampedusa, ma il viaggio è stato difficile, infatti a Tripoli i militari volevano tenermi con loro per riparare i veicoli e per costringermi mi hanno picchiato, ma sono riuscito comunque a scappare”.
Dopo essere giunti a Lampedusa, i due coniugi sono stati trasferiti a Milano e da lì a Ballabio nel giugno dell’anno scorso. “Ringrazio don Achille che ci ha accolto – continua il nigeriano – ora grazie al Governo italiano godo della protezione umanitaria e posso contare su una borsa lavoro con cui mi pago un affitto”.
Anche Thomas (originario del Camerun) arriva dalla Libia e ora si trova al Coe-Centro orientamento educativo di Barzio. “Sto imparando i lavori di casa, servizi in tavola e cucina – spiega in italiano stentato – All’inizio è stato difficile perché non sapevamo con chi comunicare, ma poi gli operatori si sono dimostrati di grande aiuto burocratico e medico. Poi alcuni di noi non sono mai andati a scuola, ma ora sappiamo leggere, scrivere e parlare l’italiano”. Thomas conclude ringraziando Barzio “per come ci ha accolto e accettato”, ma anche tutta la Caritas.
Partick e Dalga, rispettivamente nigeriano e somalo, si trovano invece a Erba. “Dobbiamo essere felici per essere arrivati qui – racconta Dalga in italiano –: abbiamo la possibilità di lavorare e studiare”. Patrick si reputa “fortunato” perché sta frequentato l’istituto tecnico commerciale all’istituto Romagnosi di Erba. “Adesso poi – continua – molti di noi non abitano più in albergo”.
“A Lecco ci sono 56 profughi, in provincia 106 – spiega Brivio – Non è stato facile accoglierli in un periodo di crisi economica come questo e non volevamo abusare degli alberghi. Adesso vanno sciolti i nodi giuridici riguardo alla loro presenza”. Molinari invece sottolinea come “in molti hanno detto ‘perché la Chiesa non li prende in casa?’ Ecco, noi l’abbiamo fatto”.