ESINO – Hanno manifestato per le strade paese, mostrando cartelli di protesta per chiedere all’amministrazione comunale di Esino di vedersi assegnata la residenza nel comune che li ospita: protagonista della mobilitazione di questa mattina, venerdì, un gruppo di migranti accolti nell’ex albergo La Montanina.
L’iscrizione anagrafica può essere richiesta in municipio dai richiedenti asilo assegnati stabilmente in un centro d’accoglienza ma non tutti i Comuni si sarebbero messi al pari con le singole pratiche. Ad Esino, alcune istanze sarebbero ancora in attesa di essere evase dal 2016, questo è emerso nell’incontro in Prefettura che si è tenuto già questa mattina, a seguito dei fatti accaduti: il prefetto Liliana Baccari ha ricevuto i referenti del COE che gestiscono la struttura e una piccola delegazione di migranti.
“E’ un obbligo di legge che i Comuni devono rispettare, già esistente e rafforzato dall’art. 3 del decreto legislativo 142 del 2015 – precisa la dott.sa Marcella Nicoletti, capo di Gabinetto della Prefettura – non è una cosa da poco, l’iscrizione anagrafica apre ai richiedenti asilo diverse possibilità, tra cui il poter accedere un impiego lavorativo. Sappiamo che alcuni Comuni, soprattutto i più piccoli con meno personale, possono trovarsi in difficoltà nell’evadere le istanze ma nel tempo queste pratiche devono essere portate a compimento”.
Il prefetto ha chiesto al sindaco Pietro Pensa chiarimenti rispetto al lavoro degli uffici, nel frattempo la protesta dei migranti ha sollevato quella della Lega Nord:
“Scandaloso e pazzesco -. ha commentato Flavio Nogara, segretario provinciale del Carroccio – Diamogli subito il foglio di via, oltre che la residenza! Questa è la naturale conseguenza della scellerata politica immigratoria che il Pd, con l’avallo di NCD, hanno portato avanti nel nostro Paese e nei nostri comuni la gran parte dei sindaci, tranne quelli della Lega, quelli a noi vicini e pochi altri, hanno accettato supinamente quanto imposto dalla Prefettura, il braccio armato del Governo sul territorio. Chi viene accolto e mantenuto nel nostro Paese dovrebbe soltanto ringraziare, altro che protestare. In Provincia di Lecco spendiamo 20 milioni di euro all’anno per questa accoglienza di gente che non ha diritto di restare nel nostro Paese perché non scappa da nessuna guerra”.
Per il senatore Paolo Arrigoni, la protesta “è stato uno spettacolo grottesco e preoccupante”.
“Mi preme ricordare che tra i circa 1300 profughi ospitati nel lecchese solo il 3% di essi proviene da paesi in guerra o dove siano registrati episodi di persecuzione. Per l’assoluta maggioranza si tratta di migranti economici, dunque di clandestini. Tutti quelli scesi in strada a Esino – continua il Senatore – rientrano in questa seconda categoria e anziché ringraziare per aver ottenuto benefit di ogni genere: colazione, pranzo, cena, tessera telefonica, Wi-Fi e mediatori culturali al loro servizio, si arrogano il diritto di richiedere la residenza che comporterebbe ulteriori benefici”.
La Prefettura, però, rimarca la correttezza delle richieste dei migranti: “E’ una protesta giusta – riferisce il viceprefetto Stefano Simeone – Il nostro intervento ha calmato gli animi ma quanto chiedono queste persone non è una facoltà dei Comuni, ma un obbligo sancito per legge. Se avessimo saputo prima che vi erano richieste rimaste ferme da un anno e mezzo saremmo intervenuti prima. Vogliamo capire cosa è successo, le ragioni per cui l’ufficiale anagrafico si è rifiutato di eseguirle”.
La Prefettura vuole sapere anche dal Comune cosa è accaduto questa mattina, nei momenti della protesta, quando pare che l’ufficio sia stato chiuso per evitare l’ingresso dei richiedenti asilo. Attimi di tensione che si sono risolti con l’arrivo dei carabinieri. “Si poteva evitare la manifestazione – prosegue Simeone – se si fosse dato adito alle richieste corrette pervenute in municipio, che non sono certo capricci ma la base della normativa e che è stata migliorata in questi anni, consentendo ai Comuni di cancellare dalle liste anagrafiche quei richiedenti asilo che lasciano il centro di accoglienza e che non risiedono più sul territorio comunale”: