LECCO – “Per chi tenta di essere cristiano nella vita di tutti i giorni, e cerca nel contempo di tener ben presente le grandi questioni sociali che ci sovrastano, non è facile formarsi delle opinioni consapevoli nel grande circo mediatico, spesso asservito al “pensiero unico”, di questo mondo globalizzato.
Questioni che paiono lontane ma che sono altrettanto concrete visto che le loro ricadute condizionano , a vario titolo, inesorabilmente il nostro quotidiano.
Questioni che interpellano a fondo la nostra coscienza di uomini, ancor prima che di credenti.
Ed allora, senza tanti giri di parole ed andando all’essenza delle cose, come giudicare lo “spettacolo” che sta dando questa Europa ?
Un’ Europa che si definisce fondata su valori di civiltà, pace, solidarietà e giustizia, sta dando prova dell’esatto contrario. Ed a peggiorare il tutto anche una patina di presunta ineluttabilità sorretta da leggi “difensive”, formali o indotte , apparentemente di “buon senso “ mentre nei fatti, se non contrastate, legittimanti un’assoluta ipocrisia : l’uomo non è più al centro del sistema ma è il sistema che sovrasta l’Uomo relativizzandolo ai propri fini. Non era certo questa l’Europa che avevano ipotizzato i “padri fondatori” !
Da una parte si giustifica un sistema, in nome del rispetto di parametri economici fissati freddamente ( e si scopre anche casualmente) da pochi “ addetti ai lavori”, peraltro non elettivi, che pretende di dettare ricette risolutive (solo presunte) ai Greci mutilando ulteriormente la dignità di migliaia di persone già impoverite e dall’altro, mascherandosi dietro paraventi normativi altrettanto cinici, non ci si vuole neppure far carico della sorte di uomini, donne e bambini che hanno la sola colpa di essere il prodotto di un sistema squilibrato di rapporti economico/sociali generati ed utilizzati a piene mani dagli stessi Paesi cosiddetti sviluppati, in primis proprio anche quelli europei.
15.000 sarebbero, secondo fonti attendibili, i suicidi in Grecia ( ma come dimenticare anche quelli italiani riconducibili alla stessa matrice) perché prostrati dalla crisi economica e sociale accentuata dai diktat dei presunti guru economici europei e planetari, nelle loro varie articolazioni. E gli stessi superburocrati ora hanno l’arroganza di affermare che “ne hanno abbastanza” della latitanza del governo greco, reo di lesa maestà delle regole del mercato e della finanza , veri idoli di pietra per loro. Colpevoli i Greci di anteporre le ragioni di Umanità a quelle della quadratura del cerchio economico, peraltro in balia di conosciuti meccanismi distorsivi e speculativi. Tra le tante contraddizioni rilevabili ci si dimentica di dire che una base infinitesimale dei prestiti forniti al sistema bancario europeo e mondiale, non certo scevro da responsabilità speculative alla base della crisi e tutt’altro che risolte, basterebbe per risanare la traballante situazione greca, peraltro prodotta da precedenti governanti tollerati, se non spalleggiati, dallo stesso sistema che adesso invoca il rispetto degli accordi e l’applicazione delle ricette che hanno sicuramente contribuito a produrre questa situazione.
Occorre qui ricordare letteralmente le inequivocabili parole di papa Francesco nella sua profetica esortazione “Evangelii gaudium” : in questo contesto (ndr : quello dell’ esclusione socio-economica e della cultura dello “scarto”), alcuni difendono le teorie della “ricaduta favorevole”, che presuppongono che ogni crescita economica , favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sé una maggior equità e inclusione sociale nel mondo. Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante. Nel frattempo gli esclusi continuano ad aspettare. Per poter sostenere uno stile di vita che esclude gli altri, o per potersi entusiasmare con questo ideale egoistico, si è sviluppata una globalizzazione dell’indifferenza…”.
E quanti sono i morti o i profughi (per ragioni politiche o per mancanza di condizioni dignitose di vita : che differenza c’è tra queste 2 tipologie ?) che stanno lastricando la via di una coscienza europea e planetaria, cosiddetta progredita, che si autodefinisce portatrice di civiltà ?
Anche qui le parole del papa sono non interpretabili : così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire” no a un’economia dell’esclusione e dell’inequità. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada , mentre lo sia il ribasso di due punti di borsa ….”.
Certo sarebbero tante le considerazioni ed i fattori in gioco ed occorre mettere al bando eccessi semplificatori ma su tutto questo s’impone la riconsiderazione dei valori che devono realmente essere alla base del patto che unisce questa Europa che sappia, senza rovesciare le “colpe”, farsi carico dell’effettiva ricerca delle soluzioni umanamente più congrue.
Ma una realtà rimane inoppugnabile : come uomini e come cristiani non ci si può girare dall’altra parte !
A partire dal favorire una rinnovata consapevolezza sui reali meccanismi che producono simili situazioni”.
Germano Bosisio