Gli immigrati: “Non siamo criminali e non vi rubiamo il lavoro”

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Isjlda Armando (presidente Anolf Lecco) - Sanogo Albubakar Sidik (C.F.S. ASD) - Belinda Comfort Damoah  (Somubi womens progress)
Isjlda Armando (presidente Anolf Lecco) – Sanogo Albubakar Sidik (C.F.S. ASD) – Belinda Comfort Damoah (Somubi womens progress)

LECCO – Non è sempre facile il processo di integrazione degli immigrati nella società italiana, ancor di più in questo contesto di crisi economica che accentua le difficoltà. Anche Lecco non fa eccezione e per alcuni diventa poi facile, a fronte di eventi di cronaca (furti, scippi e rapine), quando effettuati da stranieri, puntare il dito e fare di tutta l’erba un fascio.

Lo sanno bene gli stessi immigrati che vivono nel capoluogo manzoniano che sentono quotidianamente crescere la tensione intorno a loro: “Immigrato uguale criminale? Non è così – spiega Isjlda Armando, referente lecchese dell’Associazione Nazionale Oltre Le Frontiere – E’ vero, siamo nella fascia più vulnerabile, perché scappiamo da situazioni drammatiche e partiamo alla ricerca del sogno di dare qualcosa di più ai nostri figli. Siamo più ricattabili per il permesso di soggiorno. Ma proprio perché abbiamo fatto un grande sforzo per uscire da quelle situazioni sappiamo di essere esposti agli occhi di tutti anche come rappresentanti del nostro Paese di origine. Siamo consapevoli e siamo attenti, ci sentiamo responsabili”.

“Gli stranieri non sono certo immuni  alla criminalità, ma le statistiche di dicono che non c’è maggiore dedizione al crimine da parte dei migranti, anzi è minore l’incidenza rispetto all’italiano perché genericamente chi viene nel nostro Paese per lavoro ha maggiore attenzione e timore della legge – ha ribadito Guerrino Donega’, dal comitato Noi Tutti Migranti – Purtroppo c’è rappresentazione mediatica che disegna lo straniero sempre in mezzo a queste situazioni; bisogna anche dire che la condizione di clandestinità è ancora un reato e questo innalza i dati sulla criminalità straniera, quando almeno il 50% stranieri presenti oggi in Italia e regolari sono entrati da clandestini, spesso unico modo per poter raggiungere la nostra penisola, ed ora sono qui e non delinquono”.

Andrea Panizza - Guerrino Donega - Davide Ronconi
Andrea Panizza – Guerrino Donega – Davide Ronconi

La questione è stata affrontata nella mattinata di mercoledì, in una conferenza stampa per annunciare un’iniziativa di sostegno e di sensibilizzazione verso le tematiche dell’accoglienza e dell’integrazione ed anche per denunciare come la crisi stia colpendo duramente la popolazione straniera residente nel lecchese.

Permessi di soggiorno non rinnovabili in mancanza di lavoro o rinnovabili solo per pochi mesi, lontananza dalle reti parentali, sentore di essere soli e meno protetti dalle difficoltà, sono solo alcuni degli aspetti messi in luce dai relatori. Un esempio di queste situazioni giunge dall’associazione sportiva dilettantistica C.F.S. di Monte Marenzo che raggruppa diversi giovani africani.

“Promuoviamo l’impegno nel mondo dello sport per questi ragazzi ma mi trovo con 25 di loro che hanno difficoltà a rinnovare il permesso di soggiorno – ha spiegato uno dei referenti della società Sanogo Albubakar Sidik – Sono preoccupato per il loro futuro, se andrà avanti così li troveremo in strada a spacciare”.

Molti degli immigrati si trovano a chiedere aiuto e non sempre la porta è aperta: “Sono persone che vivono nel nostro Paese, che hanno pagato le tasse, allora perché non devono essere assistiti? Perché gli si deve dare un calcio anziché permettergli l’accesso al nostro sistema di protezione sociale? – si è chiesto Donegà – Dare diritti agli stranieri non lede ai diritti degli italiani, il fatto è che questo sistema di protezione sociale è inadeguato anche per noi. E’ un problema che riguarda tutti trasversalmente, tanto che sempre più nostri connazionali si rivolgono ad enti come la Caritas o le parrocchie, quando questi aiuti dovrebbero arrivare dalle istituzioni”.

“Inoltre – ha proseguito Andrea Panizza di Les Cultures – gli stranieri contribuiscono al PIL Italiano con una quota superiore rispetto alla spesa pubblica a cui hanno accesso, il 10% contro il 7%. Si pagano quindi l’assistenza statale e danno un apporto a beneficio anche degli italiani”.

Il comitato sta portando avanti la sua battaglia da oltre cinque anni anche con la richiesta al Comune di Lecco di un locale che possa essere luogo di incontro per le diverse comunità e associazioni di stranieri presenti in città. Richiesta rimasta ancora senza una risposta.

“C’è chi dice che rubiamo il lavoro agli italiani, è una falsa questione – ha proseguito Isjlda Armando – Il mercato è aperto e chiunque può proporsi per un posto di lavoro, italiano o non italiano. Altra cosa è il lavoro in nero che va combattuto perché porta via i diritti agli stranieri quanto agli italiani”.

Il momento difficile ha spinto il comitato a proporre un evento che vuole essere un momento di condivisione tra le diverse comunità straniere presenti a Lecco e aperto a tutta la cittadinanza: il 1 marzo si svolgerà prima un presidio alle 17 in piazza Diaz (di fronte al Comune) e alle 19 una cena etnica all’Officina della Musica di Pescarenico.

“Un’iniziativa per valorizzare la presenza  dei tanti immigrati provenienti da tutto il mondo, che consideriamo come cittadini italiani a tutti gli effetti  – ha concluso dall’Arci, Davide Ronzoni – anche se i loro diritti non sono uguali ai nostri”.