LECCO – Grande partecipazione alla conferenza “Russia: minaccia o orizzonte?”, mercoledì sera circa un centinaio di persone ha preso posto nella sala di Palazzo Falck per ascoltare il dibattito sul conflitto locale del Donbass e il conseguente richiamo alla guerra economica che interessa Europa e Stati Uniti.
Alla conferenza sono intervenuti Gianluca Savoini, presidente dell’associazione Lombardia-Russia, e Alberto Arrighi di Sovranità, moderati da Alberto Andreotti e Marcello Berera. Il dibattito è stato organizzato da Orizzonte Ideale, associazione culturale presentata in questa occasione dal consigliere comunale Ncd Antonio Pasquini, e dal Coordinamento Solidale per il Donbass.
“Questa serata è il coronamento di un percorso che dura da qualche mese e ha portato alla nascita di Orizzonte Ideale – spiega Alberto Andreotti – ovvero un’associazione che parte dai giovani che si basa su una visione identitaria del mondo e delle questioni e che ha tre punti fondamentali: l’europeismo e la visione di una nuova Europa, l’essere contro il multiculturalismo di oggi che provoca l’appiattimento totale delle culture e delle identità, e l’essere contro il pensiero unico. Iniziamo questa avventura parlando di Russia, forse il modo migliore per combattere il pensiero unico, con lo scopo di proporre domande, stimolare la produzione culturale e di pensiero indipendente per andare oltre il giudicare la realtà solo in base a delle tifoserie”.
La prima domanda che propone Orizzonte Ideale, dunque, è collegata a un tema attuale, spesso al centro dell’attenzione mediatica, ovvero se la Russia di Vladimir Putin debba essere vista dal resto d’Europa come una minaccia oppure come un nuovo orizzonte dal quale partire per ritrovare un’identità del popolo europeo.
Sul tema interviene Gianluca Savoini: “La Russia è l’Europa che risorge nel tramonto dell’Occidente, questa nazione è un punto fondamentale nella lotta geopolitica tra Usa e Eurasia per il controllo dell’economia mondiale. Fino a quando la Russia era governata da Boris Eltsin di essa se ne parlava poco e generalmente bene, come accade alle squadre di calcio che non vincono, ma dal 2000, dopo l’arrivo di Vladimir Putin, la Russia ha smesso di chiedere scusa per i suoi crimini passati e ha iniziato a pensare alla difesa dei propri interessi nazionali: Putin fa gli interessi dei russi e non quelli degli americani, per questo agli Stati Uniti giova far sembrare questo governo come una minaccia per il resto dell’Europa, secondo la logica del divide et impera. Il Donbass è un territorio che fa parte dell’Ucraina, ha forte concentrazione di popolazione russa e si trova nel centro dell’Europa, per questo il conflitto che lo riguarda è di interesse internazionale”.
Secondo l’analisi di Savoini, quindi, il conflitto nel Donbass sarebbe alimentato da influenze esterne perché al centro di interessi economici internazionali, nello specifico della politica estera degli Usa che mirano ad avere basi esterne al proprio territorio per poter controllare l’economia mondiale.
Alle parole di Savoini fanno eco quelle di Alberto Arrighi: “Il conflitto nel Donbass è voluto e sostenuto dall’esterno al fine di portare avanti interessi economici, storicamente il sistema del divide et impera, dividi e comanda, è una costante nella politica estera degli Stati Uniti e lo è anche in questo caso”.
Se alla domanda “La Russia è una minaccia?” fornisce una risposta Marcello Berera del Coordinamento Solidale per il Donbass affermando che “la minaccia più grande percepita dal popolo europeo è il terrorismo islamico, al secondo posto vi è la crisi economica mondiale, mentre la minaccia della Russia è solo al quarto posto della classifica”, Savoini si sofferma sulla possibilità di vedere la Russia come un nuovo orizzonte per la nascita di un’identità europea e lo fa lasciando ai presenti un interrogativo: “da parte della stampa internazionale vi è il tentativo di far apparire Putin come un dittatore capace di essere una minaccia per la libertà degli altri stati europei, in questi ultimi giorni si è parlato a lungo dell’omicidio di Boris Nemtsov presentato come capo dell’opposizione a Putin, quando egli di fatto non lo era. Circa questo fatto, così come per quanto riguarda l’esistenza di un conflitto nel territorio del Donbass, chiediamoci “quid prodest?”, ovvero a chi giova tutto questo?”.
Al termine della conferenza gli organizzatori hanno invitato i presenti a lasciare un’eventuale offerta per l’acquisto di medicinali da inviare nel Donbass.