Incontenibile Mauro Corona al Teatro Sociale di Lecco

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LECCO – Sempre difficile arginare e contenere Mauro Corona quando sale sul palco, quest’anno ci ha provato il professore Ruggero Meles, al suo fianco mercoledì sera al Teatro della Società dove, lo scrittore, alpinista e intagliatore di legno trentino ha incontrato il numeroso pubblico lecchese all’interno della rassegna Leggermente promossa da Confcommercio Lecco e chiamato ad affrontare il tema “Montagne: identità e paesaggio”.

Una serata iniziata con un Mauro Corona poco entusiasta, dopo essere stato vittima, nel pomeriggio, del furto del suo zaino con all’interno computer, parte del suo ultimo romanzo, cellulare e documenti, poi fortunatamente ritrovato, notizia che gli ha fatto tornare il sorriso, lo spirito e la sua inconfondibile verve.

 

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Come sempre “saltando da palo in frasca” come lui stesso ha sottolineato, sono stati molti i temi toccati da Corona. E cominciando proprio dalla disavventura pomeridiana Corona ha ricordato come “Viviamo in un mondo confuso e balordo”arrivando a dire che “è ormai fuori luogo parlare di letteratura e montagna. Un mondo dove conta solo il profitto e la politica è asservita a questa logica perversa. Viviamo in una società dove passa il concetto che la persona intelligente è quella che fa ‘sghei’ (soldi, ndr)”.

Per Corona serve quindi un lavoro radicale: “La mela diceva il vescovo  Berkeley da sola non esiste, ci vuole la mela e un palato che la gusti. Così vale per la montagna, non basta la montagna, bisogna creare uomini adatti alla montagna e così uomini per il mare, la pianura, la carità, la generosità… Bisogna costruire persone che abbiamo cura della terra e invece oggi c’è sempre insita nell’uomo l’idea che bisogna sfruttare, guadagnare. Ecco perché dico che la guerra siamo noi”.

Per Corona la montagna tornerà a rivivere solo quando si tornerà al punto zero, quando “gli uomini non avranno più da mangiare e avranno fame, dove orpelli ed oggetti non avranno più alcun valore. E’ utopico, lo so, ma è l’unico modo per far rinascere la montagna”.

Sempre in riferimento alla società in cui viviamo Corona ha citato Predrag Matvejevic e il suo neologismo: democratura: “Un ibrido di democrazia e dittatura. Nella nostra società ci sono ‘deciditori’ che ci costringono, ci controllano, ci complicano la vita anche sulle cose più semplici”. Ed ha citato l’esempio della sua tettoia per la legna: “Mi servivano quattro pali di legno e una tettoia per tenere al riparo la legna, una cosa semplice. Ma per avere il permesso mi hanno chiesto un progetto: 3mila euro, una serie di permessi e un lungo giro tra uffici e burocrati… poi mi chiedete perchè la montagna si spopola”.

 

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Ma per vivere la montagna serve anche rispetto verso la natura e la montagna stessa. Quel rispetto che Corona ebbe modo di acquisire si da bambino dal nonno: “Quando andavamo a rane o lumache, lui faceva il conto di quante bocche c’erano da sfamare: servivano 100 rane. Se ne prendevi una in più ti spaccava le mani a bastonate e diceva: ‘quella serve agli altri’. Quindi, la montagna va usata, ma serve intelligenza ed educazione. E l’educazione dove la si impara? Nelle scuole. Per questo, e l’ho già detto in altro occasioni, nelle scuole devono andare a fare lezione anche i boscaioli, i contadini, le guide alpine, gli artigiani, per insegnare ai bambini la natura e il rispetto per essa”.

La “chiacchiera” come l’ha definita Corona si è poi dipanata su altri temi, tra simpatici aneddoti e storie curiose, come la visita del cantautore Francesco Gucccini il primo aprile. “Ho avvisato i miei amici più stretti del suo arrivo. Mi hanno risposto: ‘No Mauro non ci freghi’… e invece era vero. Vedete come certe volte la realtà è così vera che nessuno ti crede”. Parlando invece di alberi Corona ha dichiarato: “Gli alberi sono come le persone, ma vale anche l’inverso: le persone sono come gli alberi – ha ricordato Corona – A ma sarebbe piaciuto essere un larice: nobile, affidabile, mite e forte… invece sono un carpino: testardo, cocciuto, gobbo, storto, brutto ma tenace e leale. Quindi attenti a far credere ai bambini di essere un albero diverso da quello che sono. Fate in modo che ognuno di loro cresca il proprio albero”.

 

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La serata si è conclusa con i saluti del presidente di Confcommercio Lecco Peppino Ciresa e quelli dell’assessore alla Cultura Simona Piazza che ha consegnato il libro “La scala dei sogni” di Marco Anghileri scritto da Giorgio Spreafico, un dono che ha fortemente commosso Corona: “Si dice la morte serve per far comprendere ancor di più la grandezza di certe persone. Per comprendere la grandezza di Marco non era necessario la sua prematura dipartita. Grande lo era già” e asciugandosi le lacrime si è congedato dal pubblico lecchese.