LECCO – Mentre è scattata la corsa contro il tempo per rendere agibili entro l’apertura dell’anno scolastico almeno metà delle classi all’istituto Parini, il terremoto in centro Italia ha posto l’interrogativo sul tema della sicurezza degli edifici pubblici.
Le immagini della scuola di Amatrice, rasa al suolo dal sisma, rimbalzano di telegiornale in telegiornale, eppure a Lecco, nel 2014 (anno in cui il rischio sismico nel nostro territorio è stato innalzato a livello 3), non è servita alcuna scossa per far crollare i controsoffitti dell’aula di artistica nell’istituto Tommaso Grossi, mettendo in luce una serie di criticità dell’immobile e costringendo il Comune a correre ai ripari.
Le scuole di Lecco possono dirsi sicure? C’è il rischio di un altro caso Parini? Lo abbiamo chiesto all’amministrazione comunale, per gli istituti di sua competenza (asili, elementari e medie) e all’amministrazione provinciale, competente per le scuole superiori.
“Lo scorso anno è stato fatto uno screening di tutti gli edifici scolastici, avviato dopo il terremoto in Emilia e sono stati effettuati degli interventi significativi – spiega il sindaco Virginio Brivio – permangono delle necessità di carattere manutentivo ma nessuna criticità tale da mettere a rischio la sicurezza, altrimenti avremmo già proceduto con la chiusura di locali e immobili. La passata amministrazione aveva provveduto anche al rifacimento dei tetti di tre scuole, eliminando l’amianto ed installando impianti fotovoltaici. Mi sento di dire che siamo in condizioni di sicurezza. Questo non significa che non abbiamo il bisogno di proseguire sul percorso già avviato di manutenzioni e di miglioramento complessivo della qualità dei nostri spazi scolastici, rinnovando la nostra partecipazione a bandi pubblici per ottenere anche nuovi finanziamenti”.
Lo stesso concetto è stato ribadito dall’assessore ai Lavori Pubblici, Corrado Valsecchi: “A luglio dello scorso anno sono stati eseguiti i lavori per risolvere le maggiori criticità che lo studio tecnico aveva messo in evidenzia. Si tratta di interventi differenziati, scuola per scuola, si va dai sottotetti alle aule, in alcuni casi sono stati eseguiti lavori nelle palestre. I 22 plessi di nostra competenza posso iniziare l’anno scolastico”.
Riguardo alla Tommaso Grossi, fa sapere l’assessore, sta per andare in aggiudicazione il progetto che entro la metà del 2017 dovrebbe essere presentato ufficialmente in Comune, “a quel punto potranno essere pianificati gli interventi operativi sulla scuola”.
Alle stesse domande non può rispondere con altrettanta certezza la Provincia, oggi alle prese con il caso Parini:
“Le scuole superiori lecchesi in questi anni sono state oggetto di interventi per l’efficientamento degli impianti energetici e lavori di messa in sicurezza – spiega il consigliere delegato ai Lavori Pubblici, Rocco Cardamone – Sono cinque i cantieri aperti grazie alla partecipazione al bando nazionale che ha consentito di utilizzare finanziamenti su diversi istituti, tra cui il Parini e il Bovara in città e il Rota a Calolziocorte. Si tratta di lavori di prevenzione e non di interventi su vasta scala che però, di volta in volta, permettevano di sistemare le componenti strutturali e impiantistiche degli istituti. Quest’anno questa attività del nostro ente si è bloccata perché non ci sono margini di manovra. Non è un alibi, non abbiamo più risorse”.
La partecipazione al bando pubblico aveva permesso di ottenere soldi da investire nelle analisi effettuate al Parini che hanno consentito di scoprire il rischio di sfondellamento dei soffitti delle aule. Studi che al momento non sono stati effettuati su altre scuole superiori:
“Siamo in possesso della documentazione relativa allo stato degli impianti e delle strutture, non è stata effettuata un’analisi come quella compiuta sul Parini. Per nostra fortuna le nostre sono scuole recenti, non fatiscenti o di dubbia costruzione e questo ci conforta, condivido però le preoccupazioni di studenti e famiglie. Se avessi la possibilità estenderei i controlli agli altri edifici scolastici, vorrei però che il Governo ci garantisse anche una copertura finanziaria per intervenire; a cosa serve altrimenti la diagnostica se non abbiamo soldi per effettuare i lavori?”