LECCO – Torna ancora con la spending review l’ipotesi di rimettere Lecco con Como, dimenticando i millenari battibecchi tra i due centri lariani.
Baruffe antiche: negli anni del Regno Italico i conti di Lecco controllano tutto il Lario e questo ai comaschi non va proprio giù, così il loro vescovo, Gualdone, approfitta della discesa in Italia dell’imperatore tedesco, Ottone, per convincerlo ad eliminare dalla scena il conte lecchese, Attone. Sembra uno scioglilingua ma si chiamavano proprio così; era il 960 d.C.
Passano gli anni e Lecco si prende la rivincita: Como, assediata via terra dai milanesi e via lago dai lecchesi, si arrende e viene distrutta, era il 1127.
Poi le due rivali continuano un tranquillo tran tran fatto di dispetti, ripicche, invasioni e scorrerie: Como è nemica di Milano e Lecco, quindi, una sua alleata fedele, Como è filo imperiale e Lecco filo papale, Como diventa ghibellina e Lecco, subito, si scopre guelfa, probabilmente per giustificare i continui litigi.
Vanno avanti in questo modo per tutto il Medioevo ma quando Azzone Visconti costruisce il ponte di Lecco i comaschi si arrabbiano davvero: le arcate troppo strette, sostengono, non fanno scorrere bene le acque dell’Adda e quindi quasi tutti gli autunni e le primavere la loro città viene allagata, bisogna buttare giù il ponte di Lecco o, almeno, rifarlo da capo.
Balle! Sostengono i lecchesi, cosa c’entra il loro bel ponte di pietra? E’ tutta gelosia. Battibecchi- rimostranze- avvocati, il passo è breve e così comincia una causa giudiziaria, Como contro Lecco. Anche allora la giustizia civile non era particolarmente veloce: il processo dura quattrocento anni e finisce soltanto perche Napoleone, arrivato in Lombardia, decide che è andato in prescrizione.
I dispetti intanto continuavano: un conte di Lecco, il Medeghino, fa il pirata di lago e depreda, equanime, battelli comaschi e svizzeri, quando nel Seicento arrivano i Lanzichenecchi i comaschi li convincono a scendere per la Valsassina e per i paesi rivieraschi lecchesi, non per la più agevole strada che passa per la loro sponda. Un bel regalo per i cugini lariani che così conoscono il codazzo di ruberie, stupri, pestilenze che i mercenari tedeschi si trascinavano sempre dietro.
Poi arrivano gli Austriaci e a fine Settecento decidono di fare le province, così staccano Lecco da Milano per metterla in quella di Como.
Levata di scudi generale e subito, nel 1791, i funzionari dell’Imperatore si affrettano a ridividere le due città contendenti, come faranno poi i Francesi prima costituendo un Dipartimento della Montagna, con capoluogo Lecco, per disfarlo ed aggregare la città, in rapida successione, a Milano, a Bergamo e, infine, a Como. Comincia allora un legame amministrativo sopportato a stento dai lecchesi: una delle prime richieste del Comitato di Salute Pubblica di Lecco nel fatidico 1848 è quello di essere separato dalla città rivale. I continui tentativi del Novecento sono storia nota.
Una curiosità rimane: perché i lecchesi non sono andati mai tanto d’accordo coi comaschi, mentre con gli altri vicini, brianzoli o bergamaschi le cose andavano meglio? Al massimo si rubavano gli uni con gli altri le mucche al pascolo, ma questa è davvero un’altra storia.