Moschea: Lecco arriccia il naso,
Scola dice “sì”

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Il cardinale Angelo Scola

Angelo Scola 2MALGRATE – Aveva fatto arricciare il naso a molti lecchesi la proposta di realizzare una moschea in città avanzata dal centro islamico Assalam, che a fine novembre al nostro quotidiano aveva riferito del progetto di modernizzare l’edificio di Chiuso adibito a luogo di ritrovo dei musulmani e farne una moschea con tanto di cupola e minareto alto 14 metri.

Seguirono le proteste delle Lega Nord e dal Comune nessun autorizzazione per la realizzazione dell’opera, con i responsabili del centro islamico che decisero per il “dietrofront” sul progetto.

Eppure dal lecchese, o meglio da un noto personaggio malgratese, è giunta proprio lunedì un’importante apertura sul tema: è quella del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, che ha detto sì alla realizzazione di una moschea nel capoluogo regionale anche con cupola e minareto.

“Basta che non lo facciano proprio in piazza Duomo”  ha sottolineato il cardinale che non è la prima volta che si esprime a favore della costruzione di una moschea milanese ma per la prima volta dà un giudizio positivo sulla possibilità che l’edificio islamico venga costruito così come tradizione dei Paesi musulmani.

A Milano da tempo è in corso un dibattito sulla nuova moschea: un progetto da 10 milioni di euro che sarà interamente a carico della comunità islamica e che guarda anche ad Expo 2015, per accogliere a dovere i visitatori musulmani che si recheranno a Milano durante l’esposizione.

“Il diritto di culto non è tale finché non ci sono luoghi di culto – ha spiegato Scola ai giornalisti a margine di un convegno all’Università Cattolica di Milano –   Questo vale anche per i musulmani. Il problema è vedere chi sta dietro a chi domanda la moschea. E a quali condizioni: chiedersi se la comunità è effettiva e unita oppure se c’è un intervento dall’esterno, a opera di Paesi stranieri”.

“La fede cattolica non ha alcuna difficoltà a dialogare con altre religioni – ha proseguito il cardinale –  il dialogo interreligioso ne è una delle condizioni profonde.  Si tratta solo di vedere come fare questo passo. Le istituzioni devono avere garanzie sull’uso di questo luogo, sulla lingua che deve parlare l’imam e su quali attività vi verranno svolte”.

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