LECCO – Che cosa c’è sotto la chiesa di Olate? Se lo chiedono gli archeologi che nelle scorse settimane hanno svolto le loro indagini nei pressi dell’edificio religioso, dopo il casuale ritrovamento di ossa umane e antiche parti di mura negli scavi per la sostituzione delle tubature del gas.
La scoperta risale a fine marzo, nel corso dei lavori di Lario Reti in via Caldone. I resti umani apparterrebbero a diversi defunti, tombe in terra nuda collocate nelle vicinanze dell’edificio religioso, così come accadeva spesso in passato, tanto che il loro rinvenimento non ha sorpreso gli esperti. Lo stesso vale per le 18 lastre di granito emerse qualche giorno prima, mentre gli operai scavavano nel tratto antistante alla strettoia che divide in due il viale e che sarebbero parte del ciottolato originale della strada, prima che venisse asfaltata.
E’ però sulle parti di mura che si è concentrata l’attenzione dell’ARPA Ricerche, incaricata degli studi sui reperti:
“Si tratta senza dubbio di mura di un edificio più antico della chiesa, realizzate in pietra legata da malta e calce – spiega l’archeologo Paolo Corti – Purtroppo l’area degli scavi è stata limitata ad una piccola trincea e quanto individuato è troppo poco per poterle datare e dare una forma a quella struttura”.
La convinzione degli studiosi è che al di sotto dell’edificio religioso ci sia una costruzione che ha preceduto la realizzazione della prima chiesa e di tutti gli ampliamenti che l’edificio ha subito fino ad arrivare ai nostri giorni. Forse un antico tempio di piccole dimensioni costruito sopra le tombe dei primi cristiani: questa l’ipotesi già emersa in passato e riportata in uno scritto dalla comunità pastorale del rione, che ricorda il ritrovamento di una lapide nel 1866, durante la demolizione di una casa in prossimità della chiesa.
Ipotesi che resterà tale visto che, una volta sostituiti i tubi del gas, gli scavi sono stati ricoperti e gli studi, di conseguenza, terminati.
“C’è qualche cosa di antico in quella zona e meritevole di indagine – ha sottolineato Corti – ma proseguire avrebbe voluto dire bloccare una strada di grande passaggio, con tutte le conseguenze sulla viabilità. Abbiamo un dato in più su conoscenza storica del territorio, se per ora non possibile indagare area più ampia non vuol dire non verrà fatto in caso di altri lavori. Dovrà ripresentarsi l’opportunità”.