MANDELLO – “L’anno che sta terminando è stato per tutti, ma in particolare per voi che vivete in Italia, un’esperienza che si vorrebbe dimenticare. Penso al terremoto che sembra essere di casa nella nostra penisola, agli atti di terrorismo che improvvisamente ci hanno fatto scoprire vulnerabili, ai migranti periti in mare e a quelli che, approdati in Italia, bussano alle vostre porte, ai nuovi poveri ai quali la società non riesce a dare la speranza di una vita dignitosa e a tanti altri problemi”.
Da Hong Kong e dalla casa dei missionari del Pime dove si trova dal 2013 dopo gli anni trascorsi con i ragazzi disabili della casa famiglia di Huiling a Guangzhou, padre Mario Marazzi scrive agli amici della “sua” Mandello, com’è tradizione da molti anni alla vigilia delle festività natalizie.
“Quando mi soffermo nella cappella della Pime house – afferma il missionario – con l’immaginazione guardando a nord vedo i tanti amici cinesi, a ovest i vostri volti… Vorrei condividere con voi una preoccupazione, per cui ricorro all’aiuto di una persona autorevole, il cardinale Schönborn arcivescovo di Vienna. In un’omelìa dello scorso mese di settembre, riconoscendo che in Europa c’è una sorta di indifferenza religiosa sempre più strisciante, ha affermato: “Abbiamo sperperato la nostra eredità cristiana…”. Allora prego e auguro che tutti noi, voi in patria e io qui impegnato nell’annuncio della gioia del Vangelo, possiamo apprezzare il dono della fede che abbiamo ricevuto”.
“Soltanto poche settimane fa – aggiunge padre Marazzi – per la prima volta ho visto una fotografia scattata a Hong Kong sul ponte della Victoria, la nave che mi portò qui alla fine di ottobre del 1960. Mi rivedo allora mentre mi accingo a scendere a terra: vestito con la talare nera, una bella borsa di pelle in una mano e un casco coloniale nell’altra. Tre cose diventate presto obsolete: la veste sostituita da abiti comuni, la borsa resa inutile dalla muffa dei periodi di umidità, il casco semplicemente fuori luogo”.
Quindi il riferimento a un episodio che lo colpì: le dimissioni e poi il rientro in Italia del vescovo Lorenzo Bianchi, per il quale era giunto il momento di passare alla comunità locale la responsabilità della diocesi. “Vidi con gioia che la Chiesa di Hong Kong – scrive il missionario mandellese – stava crescendo e avrebbe richiesto da noi non più una guida ma un accompagnamento fraterno”.
Poi un riferimento personale: “Guardando indietro a questi 56 anni penso ai tanti errori e pasticci da me commessi. Tuttavia, come dice Paolo nella prima lettera ai cristiani di Corinto, qualcosa ho piantato, altri hanno irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere. Per questo do lode a Dio per gli anni di vita missionaria. Mi preparo a tirare i remi in barca, ma intanto sono contento di avere la possibilità di continuare a remare ancora un po’…”.
Sulla sua attuale missione svolta a Hong Kong padre Mario Marazzi scrive: “Cosa faccio nel ministero domenicale in una parrocchia della città, negli incontri che ho con la gente, nelle piccole mansioni che svolgo in comunità? Mi sforzo di essere un buon concime e sono contento di stare dentro questa terra con amore e rispetto. Vi ringrazio per avermi seguito con la preghiera e con aiuti concreti in questi 56 anni. Il Signore vi benedica”.