Padre Marazzi ricorda Ponzini: “Io e Pino, a Hong Kong sul Galletto…”

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Pino Ponzini
Pino Ponzini

MANDELLO – “Sono rimasto colpito dalla notizia della morte dell’amico Pino Ponzini. Ci eravamo conosciuti qui alla fine degli anni Sessanta. Hong Kong aveva assorbito un milione di profughi ed era una metropoli in rapido sviluppo. La Cina sembrava lontana, impantanata com’era nella Rivoluzione culturale. Le sarebbero occorsi ancora un po’ di anni prima di lanciarsi nel progresso che l’ha fatta diventare una potenza economica di prima grandezza”.

Da Hong Kong, dove si trova presso la casa dei missionari del Pime, padre Mario Marazzi ricorda l’amico Pino Ponzini, il settantaseienne di Abbadia Lariana del quale ieri pomeriggio sono stati celebrati i funerali.

“Ponzini era venuto in questa parte dell’Asia a esplorare i suoi promettenti mercati per introdurre i prodotti della Cemb, scaturiti dalla mente inventiva dell’ingegner Luigi Buzzi. Anche se prima di allora non l’avevo mai incontrato, diventammo subito amici. Ci legava il mio passato alla “Icma”, nel cui seno era sorta la “Cemb”. Lo portai in giro per Hong Kong sul Galletto, l’unica motocicletta Guzzi in circolazione…”.

“L’ultima volta che lo vidi – aggiunge il missionario – fu a Mandello in occasione di un mio ritorno in patria. Si era prestato per aiutare nella produzione di un video nell’ambito di un’iniziativa della scuola media dal nome “La Cina è vicina”. Alunni, insegnanti e amici stavano raccogliendo fondi per aiutare i disabili mentali di Huiling a Guangzhou. In seguito ci fu uno scambio di messaggi quando seppi che sua moglie si era gravemente ammalata. E ora dagli amici vengo a sapere che lui, Pino, se n’è andato per primo”.

Padre Mario Marazzui fotografato a Hong Kong lo scorso mese di gennaio.
Padre Mario Marazzi fotografato a Hong Kong lo scorso mese di gennaio.

Padre Marazzi così continua la sua riflessione: “Notizie che ci interpellano: perché il dolore, perché la morte? La Settimana Santa che ci prepariamo a celebrare ci può dare una risposta.  Malgrado tutte le meravigliose invenzioni della tecnica e della scienza, siamo donne e uomini fragili e limitati. La malattia e la morte sono parte della nostra finitezza. Soffrendo e morendo sulla croce Gesù ha condiviso la nostra condizione umana. E ci porta con sé nella risurrezione, offrendoci la speranza di una vita nuova che continua oltre il dolore e oltre la morte”.

Quindi il passaggio conclusivo del suo toccante ricordo: “In questo mondo sempre più smarrito, il dolore degli altri diventa occasione per seminare amore e speranza. Stamattina ho fatto visita a Pui San, una giovane ventenne affetta da lupus, una malattia da cui non si guarisce. Vive in un pensionato, dove può studiare. E’ costretta a passare tutto il tempo su una sedia a rotelle, ma è serena. C’è sempre qualcuno che va a trovarla: la mamma, persone della parrocchia vicina, volontari. Come queste brave persone, siamo chiamati a lenire il dolore degli altri. Non occorre fare grandi cose. Bastano piccoli gesti d’amore”.

Pino Ponzini, terzo da sinistra, in una foto scattata a Saint Moritz nel 1955 in occasione di una gita delle Acli.
Pino Ponzini, terzo da sinistra, in una foto scattata a St. Moritz nel 1955 in occasione di una gita delle Acli.