Per Matteo Renzi applausi, risa e tanti consensi

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LECCO – “Facile”, comprensibile, affabile, praparato, a tratti comico (agevolato dal suo toscano) e giovane, alquanto giovane, se paragonato alla maggior parte dei suo colleghi. Questa l’impressione che ha fatto alla maggior parte del pubblico lecchese che si è accomodato nella sala conferenze di palazzo Falck. Lui è Matteo Renzi, classe 1975, sindaco di Firenze approdato in quel  di Lecco nel pomeriggio di mercoledì per presentare il suo libro “Stil Novo. La rivoluzione della bellezza tra Dante e Twitter” (Rizzoli).

“Mi vergogno nel presentare un libro qui, a Lecco, su quel ramo del lago di Como… quindi metto a verbale le mie scuse sia al Manzoni, ma anche a la mio concittadino Dante. Entrambi si rivolteranno nella tomba”.

Ha esordito così Renzi, al tavolo dei relatori a fianco di Virginio Brivio sindaco di Lecco. Renzi ha poi spiegato come lo spunto per dare vita alla sua ultima fatica letteraria gli sia venuta una mattina “mentre mi stavo recando in bicicletta a Palazzo Vecchio. Nell’osservare la bellezza dei colori e del paesaggio che avevo davanti a me, mi sono detto: è tutta settimana che leggo articoli negativi sull’economia e sulla situazione del nostro Paese, ma tutto quello che ho davanti a me, che è stato realizzato in tempi lontani, è veramente destinato a finire? Tutto ciò è inutile d’innanzi alla politica? E’ da qui che sono partito a guardare al passato per affrontare i problemi attuali”.

Quindi Renzi ha toccato molti tasti dolenti che infliggono l’Italia, a cominciare dalla negligenza da parte dei politici nel non aver tenuto in ordine i conti pubblici, aspetto che stride con il fatto che gli italiani si sono invece da sempre dimostrati bravi nell’amministrare le ricchezze private. Il sindaco di Firenze ha voluto fare chiarezza anche al suo “rottamare”: “non mi fermo all’età anagrafica, ma al tempo in cui gli uomini politici restano in carica – ha spiegato – Come i sindac, anche gli onorevoli dopo due mandati, al massimo tre, se ne devono andare e se sono ancora in età lavorativa che ritornino a lavorare”.
Renzi ha rimarcato anche l’importanza delle primarie per consentire ai cittadini di eleggere i propri rappresentanti al Governo; ma il punto nodale per Renzi è la capacità di guardare al futuro che il vero politico deve avere. “Il politico è come colui che si accinge a costruire una cattedrale, sa in partenza che non la vedrà mai compiuta, ma sa altrettanto bene che dovrà progettare un edificio bello, sicuro ma soprattutto abbastanza grande da poter contenere tutta la cittadinanza senza distinzioni. Così deve essere il politico, il cui lavoro non è per l’oggi, ma per il domani, per i propri figli e i propri nipoti”. E Renzi ha ammesso di ricoprire il suo ruolo da sindaco proprio con questo spirito.

Quindi, ha concluso: “Ciò che dico non è nulla di intelligente. Chiedere un limite alla vita politica di coloro che la svolgono, consentire ai cittadini di eleggere direttamente i propri rappresentanti al Governo, non sono cose intelligenti, ma sono richieste ovvie, necessarie e doverose, che sono le stesse che chiede la gente. Basterebbe fare come faccio io e come fanno molti miei colleghi: stare in mezzo alla gente. Cosa che purtroppo difficilmente fanno onorevoli e sanatori, sempre più lontani dalla gente e dalla realtà”.