Dipendenti dell’Istituto Airoldi e Muzzi sul piede di guerra. Presidio nella mattinata di oggi davanti alla casa di riposo da parte di molti lavoratori per sensibilizzare l’opinione pubblica e non solo sulle tematiche organizzative, lavorative e sindacali, all’interno della più grande residenza sanitaria assistenziale di Lecco.
“Queste strutture – spiega Italo Bonacina, segretario provinciale Uil-Fpl – prima appartenevano alle Ipab, erano comunali e i lavoratori avevano lo stus di dipendenti pubblici. Poi una legge regionale del 1999 ha fatto cambiare la loro natura giuridica, trasformandoli in fondazioni e Onlus. In questi anni, nella maggior parte delle residenze sanitarie, il contratto è rimasto tale per chi era già assunto, mentre gli altri hanno avuto contratti di diverso tipo. Quindi persone che fanno lo stesso lavoro hanno retribuzioni diverse e ora stiamo cercando di far sì che chi ha un tipo di contratto peggiore abbia gli stessi diritti di quelli con contratto migliore”. Il gap economico infatti e di circa 200 euro al mese.
Il presidio però è stato organizzato dopo lo spostamento di 92 lavoratori tra settembre e ottobre. “Oltre al problema dei trasferimenti – dichiara Enzo Cerri, della segreteria di funzione pubblica Cisl – c’è il fatto che da più di un anno abbiamo il confronto con questa direzione che non sta producendo frutti. Ci siamo già trovati, ma ci rimandano sempre a un incontro successivo, senza avere risposte chiare”.
I dipendenti quindi chiedono di risolvere la questione della reperibilità e del rientro in servizio, ma anche quella delle progressioni e della produttività e dei tre giorni di permesso retribuito per motivi famigliari che non vengono più riconosciuti.
“Gli ospiti della struttura comunque sono tutelati – tiene a precisare Cerri –. È stato il nostro pensiero principale in questo periodo, infatti non abbiamo mai promosso altre manifestazioni. La protesta è fatta da dipendenti non in turno, quindi il servizio viene garantito dagli altri lavoratori”.
“È un anno e mezzo che facciamo proposte concrete – sottolinea Catello Tramparulo, della segreteria di funzione pubblica Cgil –, ma veniamo sistematicamente presi in giro con continui rimandi. Questo è la più importante casa di riposo della provincia di Lecco e vogliamo un tavolo sindacale serio”. Non si può parlare però di ultimatum: “Non mi piace come parola – continua Tramparulo –, ma chiediamo che ci sia una presa di posizione forte anche da parte delle istituzioni, come il Comune che fa parte del Consiglio di Amministrazione”.