LECCO – “La prima ragione del no al referendum costituzionale è il fatto che la riforma ha poco di quel positivo che i suoi promotori promettono e, al contrario, ha molto di negativo di quanto gli stessi tacciono”. La dichiarazione è del professor Vittorio Angiolini, ospite del dibattito pubblico organizzato dal Comitato lecchese del Coordinamento democrazia costituzionale mercoledì sera in Sala Ticozzi.
Professore di Diritto Costituzionale presso la facoltà di Giurisprudenza della Statale di Milano Angiolini è anche co-firmatario dell’appello per il no dei 56 costituzionalisti: guidato dalle domande di Duccio Facchini (Qui Lecco Libera), il professore ha cercato di approfondire e spiegare le ragioni del no al referendum che si terrà il prossimo ottobre, partendo dalle ragioni del sì.
“Volendo guardare l’abolizione del bicameralismo paritario indifferenziato va anche bene – ha esordito Angiolini – se non che si prevede una riforma del Senato sia in composizione che in funzioni che produce effetti opposti a quelli dichiarati, e parlo anche dei presunti tagli al costo della politica. Al Senato si va a togliere l’unico strumento che serviva alle regioni, ovvero la manovra di bilancio, di modo che alle attività locali verranno a mancare i finanziamenti. Ma i poteri di controllo sul governo rimarranno minimi, e questo è il grande deficit del Parlamento attuale”.
Per il professore l’unica maniera di rivitalizzare il Parlamento, “obiettivo che dovrebbe essere primario”, risiede nel togliere al governo i poteri di legislazione: “Le statistiche parlano chiaro, oltre il 90% della legislazione italiana è prodotta dal governo: alle volte non sanno neanche loro cosa ci scrivono in queste leggi, e di esempi ne abbiamo tanti, uno su tutti la nuova legge sulle pensioni” ha commentato Angiolini.
Senza usare mezzi termini l’esperto ha parlato della riforma come di un “attacco al cuore della Costituzione”, definendo il comportamento del governo “assolutamente e tristemente anti democratico”: “Questo governo chiede ai cittadini di votare a favore o contro le modifiche alla Costituzione proposte, minacciandoli al contempo che se voteranno contro saranno lasciati senza governo. Questo è un autentico disprezzo per la democrazia e per gli elettori” ha dichiarato Angiolini.
Il quale però, nonostante la decisa posizione verso il referendum, non nega la necessità di mettere mano alla Costituzione: “Io penso, anzi, sono convinto, che la Costituzione Italiana vada cambiata, soprattutto la prima parte: abbiamo una serie di norme sulla libertà individuale che non contemplano le nuove tecnologie, abbiamo norme che parlano della libertà di espressione e di pensiero ma nessuno spazio per i mezzi di comunicazione di massa, siamo privi di norme sull’ambiente…insomma, di cose da sistemare ce ne sarebbero. Ma tutto quello che sto dicendo è forse un’eresia – ha concluso il professore, tra gli applausi del pubblico presente – poiché il vero problema di questo paese è l’inaffidabilità della politica e questo problema, mi spiace dirlo, nessuna Costituzione può aiutarci a risolverlo. Non resta che affidarci alla libera associazione, nella speranza che prima o poi qualcosa cambi, anche se in tutta Europa, per non guardare troppo lontano, i sistemi politici si stanno frantumando”.
Durante la serata il Comitato per il no ha raccolto le firme a sostegno della campagna referendaria, attività che proseguirà nei prossimi mesi nelle piazze cittadine.