LECCO – Riaprire le “case chiuse”? In Regione Lombardia c’è chi ci sta pensando. Sono passati 55 anni dalla chiusura delle case d’appuntamenti: era il febbraio del 1958 quando veniva approvata la legge, ideata dalla senatrice Lina Merlin, che aboliva la regolamentazione della prostituzione in Italia.
In questi giorni al Pirellone è arrivata la proposta dalla Lega Nord, allargata poi ad altri partiti della maggioranza, per indire un referendum sulla legge Merlin che punta a togliere le “passeggiatrici” dalla strada, regolamentare la loro attività come un qualsiasi altro mestiere e farle pagare le tasse. D’altronde stiamo parlando del lavoro più vecchio del mondo, che nessun tipo di normativa è riuscita a contrastare con efficacia, a fronte di un sempre più bieco sfruttamento di ragazze, per lo più immigrate, in balia della criminalità organizzata.
“Non si tratta di abrogare totalmente la legge Merlin – sottolinea il consigliere regionale della Lega, il lecchese Antonello Formenti – si continuerebbero a perseguire i reati di induzione alla prostituzione e sfruttamento della prostituzione anche minorile. Quello che puntiamo a realizzare è un modello alla “tedesca”, quindi con la possibilità per chi vuole di effettuare questo lavoro restando nella legalità e con una precisa regolamentazione”.
Per fare questo la Lega punta ad un referendum popolare che può essere indetto non solo con la raccolta di 500 mila firme ma anche se richiesto da almeno cinque consigli regionali. E’ proprio questa la strada scelta dal Carroccio lombardo che punta a coinvolgere i colleghi del Veneto, del Piemonte nell’auspicio che si aggreghino altre due Regioni.
Un’iniziativa che però non ha trovato il pieno favore di tutti nella maggioranza: è il caso del consigliere regionale lecchese Mauro Piazza, ex Pdl ora Nuovo Centro Destra:
“Stiamo facendo delle riflessioni con il gruppo – spiega Piazza- vorremmo capire in quali termini la Regione si può muovere su un tema che sarà di grande impatto per l’opinione pubblica. Ho comunque grandi perplessità, tanto che in Paesi dove è stata sperimentata una regolamentazione mi sembra si sta facendo retromarcia. Dobbiamo stare molto attenti anche alla luce degli episodi con coinvolte minori che sono emersi nelle ultime settimane. Quel tipo di prostituzione, fatta con ampia disinvoltura e con l’idea che si può fare tutto, rischia di rendere ancora più fragile la nostra base culturale”.
Dai banchi opposti, non la pensa molto diversamente il consigliere del Pd, il lecchese Raffaele Straniero: “La questione è complessa, capisco le motivazioni che hanno portato alla richiesta perché il fenomeno esiste e nelle condizioni che conosciamo. Però c’è anche da dire che la legge Merlin è stata una tappa importante nella nostra civiltà; evitare che lo Stato sancisse una codificazione della prostituzione, si è rigettata la mercificazione corpo della donna. Tornare indietro di 50 anni, sarebbe una sconfitta”.

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