LECCO – Non ha esitato a definirlo un “processo particolare” il pubblico ministero Cinzia Citterio, titolare del fascicolo a carico di Delfino Annunziato, l’uomo accusato di rapina aggravata insieme ad altri due uomini nei confronti di un egiziano. I fatti in oggetto risalgono al luglio 2013 ad Annone Brianza, nei pressi di un’azienda di sfasciacarrozze.
A dire il vero per due dei tre imputati la sentenza era già stata emessa nel maggio 2015, a seguito del processo per rito abbreviato deciso dai rispettivi legali. Rinviato a giudizio invece l’imputato odierno, Delfino Annunziato, difeso dall’avvocato del Foro di Monza Roberta Minotti.
L’udienza di giovedì mattino di fronte al collegio giudicante presieduto dal giudice Enrico Manzi ha visto sfilare al banco dei testimoni i penultimi due testi dell’accusa, una residente di Annone e un amico dell’imputato. Penultimi sì, perché l’ultimo testimone, forse il più importante per l’accusa, attualmente detenuto al carcere di San Vittore per traffico illecito di rifiuti ferrosi, si è rifiutato di presenziare all’udienza: si tratta di Oscar Sozzi, proprietario dell’azienda di sfasciacarrozze nei pressi dei quali era avvenuta la rapina (e, nel gennaio 2014, teatro di una sparatoria ai danni di un altro straniero, questa volta algerino, vedi articolo su ErbaNotizie.com). Per lui il Tribunale di Lecco ha disposto l’accompagnamento coattivo: l’escussione di Sozzi è prevista per il 17 novembre prossimo, data a cui è stata riaggiornata l’udienza.
Ascoltata una giovane residente ad Annone, chiamata a riferire dei fatti anomali visti quel giorno: “Ero in giardino – ha raccontato – quando ad un certo punto ho sentito delle urla, senza capire le parole. Poi un boato tremendo, sono uscita di casa e ho visto arrivare per strada un’automobile praticamente distrutta. Andava pianissimo, alla fine si è fermata, tre uomini sono scesi e si sono allontanati”. Questo quanto ricordato dalla teste, che pochi giorni dopo la rapina ai Carabinieri di Oggiono aveva riferito di tre uomini “possibilmente del sud, che parlavano un dialetto che non capivo”, riconoscendoli in seguito da alcune fotografie mostrate dai militari. L’automobile in questione (un’opel astra blu guidata secondo le ipotesi proprio da Delfino) risulterebbe essere per gli inquirenti il mezzo utilizzato dai tre rapinatori per la fuga, terminata dopo uno schianto che ne aveva distrutto la parte anteriore.
Quindi il collegio ha ascoltato la testimonianza di un amico dell’imputato, dipendente dell’Atm Milano come meccanico: “Ho incontrato Delfino casualmente, io facevo lavoretti di meccanica per arrotondare e lui aveva dei pezzi da vendere. Poi è nata un’amicizia, andavamo a bere qualcosa, anche a mangiare”. Confermato al pm Citterio che l’imputato avesse una serie di autovetture in uso: “Quando l’ho conosciuto aveva una Mercedes, per un po’ di tempo utilizzava una punto dell’azienda per cui lavorava” “Anche un’opel astra scura?” ha domandato il magistrato “sì, anche quella. Nel luglio 2013 aveva avuto un incidente – ha raccontato il teste incalzato dalle domande del pm – cioè mi disse che l’aveva prestata ed era successo un casino ma non mi spiegò mai nello specifico”.
In chiusura di udienza sentita anche l’attuale convivente dell’imputato, testimone della lista della difesa.
Si tornerà in Aula il prossimo 17 novembre: oltre a Oscar Sozzi verrà ascoltato un coimputato di Delfino Annunziato, già condannato in abbreviato (si tratta di Vincenzo Cotroneo), nonché l’imputato stesso, a questo punto la testimonianza più attesa da collegio, accusa e difesa.