LECCO – Mettere piede in località Bassiniana è come fare un tuffo nel passato. Questo fazzoletto di terra lo si scorge appena, salendo lungo la vecchia Lecco Ballabio poco prima di arrivare al ponte di Malavedo gettando lo sguardo a sinistra, in basso, verso il fiume. Qui, si può ancora toccare con mano l’opera ingegnosa dell’uomo con la quale ha saputo domare le generose acque del Gerenzone con chiuse, vasche e canali al fine di utilizzare la forza idrica nelle antiche industrie del ferro.
L’archeologia industriale in questo luogo è realtà tangibile nonostante lo snobbismo di Amministrazioni comunali e non solo che hanno vanificato il prezioso progetto di trasformare la Valle del Gerenzone in un museo a cielo aperto unico nel suo genere e, forse, al mondo. Qui si può dire che l’industria metallurgica italiana ha avuto i suoi natali e, oggi, grazie alla buona volontà e all’affezione che alcuni residenti hanno per questo angolo di paradiso qualcosa di quel passato non poi così lontano si può ancora osservare, ammirare, toccare, tant’è, che non mancano le visite di qualche scolaresca.
La manutenzione di vasche e chiuse viene fatta con passione dai residenti che non mancano di curare anche il taglio dell’erba e la bonifica di alcune aree verdi…. il tutto “a gratis” come direbbero alcuni. Da Bassiniana un piccolo ponte lungo poco più di 10 metri porta in località Paradone ovvero sulla sponda opposta del Gerenzone. Qui, si può ammirare ancora uno scorcio dell’antico acquedotto, zona questa in cui le sorgenti non si contano…
Nonostante tutto può sembrare perfetto e in ordine i residenti spiegano che “ci sarebbero tre o quattro cosette da sistemare e vorremmo che il Comune avesse l’accortezza di tenere in considerazione anche una zona decentrata come questa. Per esempio, a maggio un grosso albero è caduto rovinando sul ponte e rompendo una protezione in ferro. L’abbiamo riparata alla bene e meglio per evitare che i bambini correndo si facciano male, ma dopo mesi di attesa quella ringhiera è ancora rotta…”.
Un altro problema riguarda un’antica casetta in legno: “Il Comune a suo tempo aveva promesso che l’avrebbe sistemata. Ancora non è stato fatto nulla e la sua precarietà è lì da vedere. Al suo interno teniamo qualche attrezzo, ma è la valenza storica che ha quella piccola struttura che andrebbe preservata perchè in passato viveva l’incaricato alla gestione delle chiuse…”.
Il problema più grande riguarda un vecchio lavatoio abbandonato a se stesso da anni, completamente aperto e alla mercè di chiunque. Ci abbiamo messo piede anche noi e sinceramente vedere una situazione simile non può che far male… il degrado regna sovrano, muri scrostati, porte divelte, vetri rotti e le vasche dove una volta le donne lavavano i panni sono piene di ogni cosa… fuorchè acqua.
“Si potrebbe salvaguardare e preservare una parte come lavatoio a testimonianza di ciò che è stato e l’altra trasformarla in una piccola stanza lasciandola in gestione a un’associazione”, suggeriscono alcuni. Sarebbe effettivamente un modo per non far morire un pezzo di storia e sopperire così alla richiesta di spazi, anche piccoli, di alcune realtà associative della città.
Ma i problemi da risolvere non sono finiti: “Sarebbe necessario dare una pulita agli argini del fiume, lungo il quale si è formata una fitta vegetazione che in caso di forti piogge potrebbe diventare pericolosa – proseguono i residenti – Sappiamo che si tratta di un lavoro che non possiamo fare noi, ma non possiamo nemmeno vivere con questa situazione nella speranza che forse, un giorno, qualcuno venga a fare il suo dovere”.
Insomma la buona volontà dei residenti non basta per risolvere alcuni problemi della zona i quali, d’acchito, potrebbero essere risolti da chi di dovere senza grandi sforzi.

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