“Procedura incompleta. L’appalto non è stato aggiudicato”. Suonano come un importante successo le poche ma significative parole comparse martedì 26 luglio sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea in merito alla gara pubblica per la fornitura delle divise di Poste Italiane.
Non poteva avere esito migliore il caso Poste Italiane, presentato alla stampa dall’Api di Lecco lo scorso 16 marzo. “Negli scorsi mesi come Associazione ci siamo attivati per comunicare ai maggiori rappresentanti politici come le condizioni proposte dal Bando (gara al ribasso con valori massimi di euro 107,00 per il completo estivo e 210,00 per quello invernale) fossero impraticabili per aziende manifatturiere interne allo Spazio Economico Europeo” ha dichiarato il presidente dell’Associazione di via Pergola, Riccardo Bonaiti.
A dichiarare l’incompatibilità dei prezzi delle divise di Poste Italiane indicate nella gara di appalto per l’acquisto di 39.500 completi da lavoro invernali ed altrettanti estivi, sono stati i titolari dell’azienda associata “Lovers” di Olginate, Enzo Schiatti, e Andrea Terracini della “Tessitura Majocchi” di Albavilla.
“Come Api siamo al fianco delle aziende e abbiamo voluto dare ancora maggiore risalto a questa denuncia. Con noi si sono schierati anche alcuni politici, come l’onorevole Lucia Codurelli che ha predisposto e presentato un’interrogazione al Ministero dello Sviluppo Economico – ha continuato Bonaiti – Il risultato ottenuto è motivo di grande soddisfazione in quanto tutela non solo i nostri imprenditori ma tutte le produzioni realizzate nel rispetto delle normative in tema di ambiente, sicurezza e di lavoro richieste in Europa”.
Non è da sottovalutare il coraggio di questi imprenditori che hanno deciso di esporsi denunciando questa situazione e dimostrando come in certi casi si sostenga il “made in italy” solo a parole, mentre basta un Bando del genere per fare balzare agli occhi come con questi prezzi non ci sia spazio per le produzioni europee. Ma questa volta la partita è stata vinta dalle imprese. Una grande vittoria nella tutela del “Made in Italy”.
Il caso Poste Italiane – Le tappe
Duecentodieci euro per il completo da lavoro invernale composto da una giacca a vento, tre pantaloni o gonne, quattro camicie, tre maglioni e un cappellino. Centosette euro invece per il completo estivo composto da un giubbetto impermeabile, tre pantaloni o gonne, quattro camicie e un cappellino. Queste i prezzi imposti dalla gara di appalto per la fornitura di 39.500 divise delle Poste Italiane.
Il 16 marzo scorso, in una conferenza stampa, il titolare della “Lovers” di Olginate, Enzo Schiatti, Andrea Terracini della “Tessitura Majocchi” e il Presidente dell’Api di Lecco Riccardo Bonaiti hanno denunciato come le condizioni proposte dal Bando siano insostenibili per aziende interne all’Unione Europea.
A seguire l’Associazione di via Pergola si è attivata inviando una lettera ai maggiori esponenti politici nella quale veniva chiesto, allegando una dettagliata documentazione fotografica, di “verificare l’effettiva coerenza della gara di appalto rispetto alla normativa vigente e l’attuazione dei dovuti controlli sulla filiera di produzione e di approvvigionamento dei manufatti”.
Il primo importante risultato ottenuto dalla mobilitazione dell’Api è stato il rinvio della data di scadenza del bando, spostato dal 21 marzo al 20 aprile. Da allora non si è avuta più alcuna informazione sull’esito della gara. Ma l’Api di Lecco non ha abbassato la guardia riuscendo, grazie alle continue sollecitazioni e all’interessamento dei più attenti politici locali, a congelare il bando così come comunicato sulla Gazzetta Ufficiale di martedì 26 luglio: “l’appalto non è stato aggiudicato”.