Folla ai funerali di Salvatore De Fazio. Lo strazio della madre: “Hanno ammazzato mio figlio”

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In tantissimi per l’ultimo saluto al padre di famiglia ucciso domenica nella sparatoria di Olginate

Il parroco: “Pensiamo che certe cose accadono solo nei film. Domenica abbiamo vissuto tutti un black out, restando al buio”

 

OLGINATE – “Figlio mio, figlio mio. Hanno ammazzato mio figlio”. Lo ha continuato a ripetere, uscendo di chiesa al termine del funerale mamma Rosa, straziata e distrutta dalla perdita del figlio Salvatore De Fazio, ucciso domenica scorsa a soli 46 anni durante una sparatoria, in cui è rimasto gravemente ferito anche il fratello Alfredo, 50 anni, ancora ricoverato in ospedale a Varese.

Salvatore De Fazio

Una morte improvvisa e violenta che ha lasciato la famiglia e l’intera comunità olginatese sotto choc. Sono state tantissime, sicuramente più di 500, le persone che oggi pomeriggio hanno voluto prendere parte (chi in chiesa, chi fuori sui gradini della parrocchiale oppure sotto i portici, quando la pioggia ha cominciato a scendere dal cielo) alla cerimonia funebre celebrata nella chiesa parrocchiale di Sant’Agnese manifestando vicinanza e solidarietà alla moglie Antonella Parisi, ai figli Davide, Matteo e Valentina, alla sorelle e ai tanti parenti. Un funerale blindato, avvenuto sotto l’occhio vigile di diverse pattuglie di carabinieri del comando provinciale di Lecco e degli agenti della Polizia intercomunale di Olginate e Valgreghentino.

Proprio agli uomini dell’Arma, il sostituto procuratore Paolo Del Grosso ha affidato le indagini non solo per risalire all’autore ma anche per fare luce sui motivi che hanno portato alla violenta sparatoria consumata domenica scorsa appena dopo pranzo. Il presunto killer è Stefano Valsecchi, imprenditore edile calolziese di 54 anni, che da ormai sette giorni sembra svanito nel nulla. Anche il blitz messo in scena all’alba di ieri, venerdì, con un massiccio dispiegamento di forze non ha dato l’esito sperato, lasciando tante, troppe persone senza risposte.

Non a caso, il parroco, don Matteo Giglioli ha voluto paragonare quanto avvenuto domenica scorsa davanti al Convento di Santa Maria La Vite a una sorta di black out. “E’ come se all’improvviso fosse andata via la corrente e l’energia. Non sappiamo mai quando arriva un black out, arriva e basta. E dopo non si sa cosa fare, si rimane al buio, si prova paura e ci si stringe a coloro che abbiamo vicino. Domenica c’è stato un black out: il buio è entrato prepotente nella vita di questa famiglia e di tutti noi, come quando lasciamo che gli istinti violenti e brutali guidano le nostre azione. Un black out che ci rende incapaci di muoversi e ci fa avvolgere dai sensi di colpa” ha rimarcato il sacerdote, sottolineando la volontà di stare vicino alla famiglia annientata da questo immenso dolore.

“Oggi siamo qui per starvi vicini, stringervi in un abbraccio e dirvi che condividiamo il vostro dolore e la fatica di vedere un cammino che si è interrotto così presto. Vi siamo vicini. Quando la morte entra nella nostra vita, la percepiamo sempre come un furto che ci porta via il passato, lasciandoci solo il ricordo di un percorso condiviso. Un furto che si porta via anche il presente, la voce e e la presenza e si porta via il futuro perché non riusciamo a vedere con occhi buoni il futuro”. Un senso di vuoto e di privazione reso ancora più drammatico perché “siamo di fronte a una morte violenta, che ha dentro il senso della mancanza di senso. Siamo senza parole per quanto accaduto. A volte pensiamo che certe cose accadono solo nei film ma quello che è successo tocca violentemente le nostre vite, i nostri affetti”.

A nome dei numerosi nipoti di Salvatore, due nipoti hanno voluto leggere un toccante ricordo dello zio, tratteggiato come una persona sempre sorridente, disponibile e aperta. “Ciao zio, non ci sono parole per esprimere il nostro dolore. Te ne sei andato lasciando un vuoto enorme dentro di noi che nessuno mai riuscirà a colmare, ma siamo certi che tu ci darai la forza per andare avanti proteggendoci come hai sempre fatto. Sei stato uno zio spettacolare che ha sempre messo la famiglia al primo posto perché come dicevi tu, noi eravamo sangue dello stesso sangue. Grazie per essere sempre stato per noi. Ti vogliamo bene”.

L’uscita del feretro di chiesa, portato a spalla dai familiari più stretti, è stato accolto da un lungo e calorissimo applauso.

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