Giovani e violenti: in manette i rapinatori “terrore” di Calolzio

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CALOLZIO – Giovani, inesperti e violenti: questo il ritratto dei tre ragazzi albanesi incensurati, clandestini e senza fissa dimora, ritenuti responsabili dalle autorità dei tre brutali episodi di rapina avvenuti a Calolziocorte nelle scorse settimane e che hanno lasciato tramante un intero paese.

Il 23enne Devis G. insieme ai connazionali Bekim D. e Fatmir G., entrambi 19enni, sono stati fermati nella notte tra venerdì e sabato mentre con un complice tentavano di rubare un’auto nei pressi di Vimercate; a sorprenderli sono stati i carabinieri della locale stazione che insieme ai colleghi di Lecco erano da tempo sulle loro tracce.

Da qualche giorno circolavano indiscrezioni riguardo il loro arresto e il tutto è stato confermato giovedì mattina dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Lecco, in una conferenza alla quale ha voluto partecipare anche il procuratore capo, Tommaso Buonanno:

“Gli arresti sono una risposta forte e ferma a coloro che commettono reati e che pensano di godere sempre dell’immunità – ha commentato il procuratore – Per quanto ci riguarda non risparmieremo mai forze ed energie per contrastare questi fenomeni”.

Per rintracciare la banda, i militari hanno attuato un’intensa attività d’indagine che ha permesso di ricostruire la fuga dei malviventi dopo la rapina e l’aggressione alla 62enne Annamaria Pia, finita in ospedale con le costole rotte. Il percorso tracciato dai carabinieri, attraverso la consultazione delle telecamere cittadine ed anche di quelle degli esercizi commerciali del territorio, li ha condotti da Calolzio ad Airuno per arrivare a Monza, passando per Merate. Proprio nel capoluogo brianzolo, a sole 36 ore dal brutale episodio, è stata rinvenuta l’auto della 62enne insieme a parte della refurtiva.

“In breve siamo riusciti a comporre un quadro indiziario consistente. A quel punto, dovevamo solo rintracciarli” ha spiegato il comandante provinciale dei Carabinieri, il ten. col. Marco Riscaldati, affiancato dal ten. col. Alessandro Giuliani e dal capitano Francesco Motta.

E così è stato: i militari, localizzando l’area operativa della banda, ha stretto il cerchio intorno ai malviventi, collaborando intensamente con il Comando dei carabinieri di Monza, fino agli arresti della scorsa settimana.

Il quarto giovane, trovato in loro compagnia al momento del furto d’auto, non avrebbe preso parte alle tre rapine avvenute nel calolziese, mentre verso gli altri componenti della banda graverebbero pesanti indizi di colpevolezza: oltre al riconoscimento fotografico da parte delle vittime, ci sarebbero riprese dei sistemi di videosorveglianza che li assocerebbero all’automobile rubata alla sig. Pia, oltre che le tracce dei loro cellulari ed altri elementi sui quali gli inquirenti hanno deciso di mantenere riservati in attesa del processo.

Al momento i tre si trovano in carcere a Monza, per il tentato furto d’auto compiuto a Vimercate al quale sono aggiunte le due rapine e quella incompiuta di Calozio, ma sarebbe loro attribuita anche la responsabilità su una ventina di altri “colpi” commessi fuori provincia. A gravare sul tutto le violenze fisiche attuate contro le loro vittime, l’accusa di sequestro di persona per averle legate ed anche l’utilizzo della pistola a salve per intimorirle.

Due sono gli elementi che hanno complicato il lavoro dei carabinieri: “Il fatto che fossero incensurati e che si muovessero con l’intenzione di compiere furti e non rapine – ha spiegato il comandate Riscaldati – il reato si è trasformato in rapina nel momento in cui la banda si imbatteva nei proprietari delle abitazioni e con la reazione spropositata messa in atto dai ladri, probabilmente dovuta alla loro inesperienza”.