Classe 1946, lecchese, era guida alpina emerita
Il ricordo di Peppino Ciresa: “Carattere estroverso, amava l’avventura”
LECCO – Grande dolore nel mondo della montagna per la morte della Guida Alpina Ivo Mozzanica. Classe 1946, era figlio dell’artista lecchese, originario di Pagnano di Merate, Giuseppe Mozzanica.
Ivo Mozzanica è morto nella note tra venerdì e sabato lasciando un grande vuoto nella comunità alpinistica lecchese. Originario di Lecco, è cresciuto all’ombra del San Martino, prima nel rione di Castello e poi in via Capodistria a Santo Stefano, con i due fratelli più grandi: Dario, appassionato di sci nautico e di alpinismo (aveva arrampicato anche con Romano Perego) e la sorella Angela.
Ivo Mozzanica ha cominciato a scalare da ragazzo, vicino di casa di Peppino Ciresa, le loro strade si sono incrociate presto e hanno preso la via dei monti: “Entrambi iscritti al Cai Lecco, abbiamo cominciato ad arrampicare assieme. Ivo era un tipo estroverso, amava tutto ciò che era sconosciuto… era un avventuriero – ricorda l’amico Ciresa -. Dopo gli studi da geometra, aveva lavorato presso lo studio dell’architetto Bianchi di Lecco, un mestiere che gli lasciava spazio per andare in montagna. Poi ha frequentato tutti i corsi per diventare guida alpina e quello è diventato il suo unico mestiere che ha sempre portato avanti con grande passione”.
“Ivo amava l’avventura perciò, quando c’era da scegliere una via, evitava le salite già conosciute, magari su pareti famose, e preferiva aprire qualcosa lui stesso. E’ stato così anche nel 1971 sulla Cima di Pescegallo quando insieme abbiamo aperto la via Renata, dedicata alla mia fidanzata che poco tempo dopo sarebbe diventata mia moglie”.
Il curriculum delle salite di Ivo Mozzanica parla da sé, di vie nuove ne ha fatte parecchie: “Amava la compagnia, aveva una barzelletta sempre pronta. E poi era animato da una grande spinta verso la scoperta e fu così che nel 1970, insieme a mio cugino Valerio, decidemmo di andare a scalare in Kurdistan, una terra all’estremo Est della Turchia che si incunea tra Iraq e Iran – ricorda Ciresa -. Partimmo da Lecco in macchina, 11.000 km di strade sterrate, in una zona praticamente sconosciuta, senza cellulari o satellitare, avevamo solo dei lasciapassare dell’ambasciata. A ripensarci oggi mi chiedo come abbiamo fatto a tornare a casa sani e salvi”.
Montagne di oltre 4.000 metri circondate da ghiacciai, fu proprio grazie all’intraprendenza di Ivo Mozzanica se la “spedizione lecchese”, tra mille peripezie, riuscì a portare a casa due belle salite una delle quali su una torre inviolata che fu battezzata Torre Lecco. Una Guida Alpina dotata anche di molta tecnica: “Ricordo che Ivo aveva un cliente di Milano con cui aveva fatto un sacco di salite molto belle. Un giorno, fiero, mi mostrò il commento che gli aveva lasciato sul suo libretto di guida che diceva piò o meno così: ‘oggi mi sono sentito come quando ero in cordata con l’Emilio, l’Ivo arrampica con la stessa leggerezza e tecnica dell’Emilio’. Quell’Emilio a cui si riferiva il cliente era niente poco di meno che Comici”.
Dopo il matrimonio Mozzanica si era trasferito nell’erbese ma non ha mai perso i contatti con la sua Lecco tanto che pochi anni fa era stato coinvolto in alcuni lavori per la sistemazione dei sentieri del nostro territorio: “Ricordo che aveva collaborato anche con l’Aurora San Francesco per la sistemazione del sentiero dei Pizzetti – conclude Ciresa -. Aveva revisionato tutto il percorso, sistemato alcune catene e rilasciato la certificazione. Infine mi piace ricordare le sue pubblicazioni, con tanto di disegni, sugli itinerari più belli del nostro territorio.
Ivo Mozzanica lascia la moglie Mariangela e i figli Lia e Aldo.