L’esito dell’incidente probatorio che ‘spiazza’: solo pochi giorni prima del delitto Milia era stato riammesso al servizio in caserma
Il difensore: “Dietro questa tragedia c’è altro oltre alla malattia mentale, bisognerà fare chiarezza su diversi aspetti”. Il brigadiere scarcerato con misure di sicurezza
ASSO/VERONA – Il brigadiere Antonio Milia è stato dichiarato incapace di intendere e di volere nel momento in cui, lo scorso 27 ottobre, sparò contro il suo superiore, il Luogotenente Doriano Furceri, comandante dei Carabinieri di Asso, uccidendolo, per poi barricarsi all’interno della caserma. Questo l’esito dell’incidente probatorio che si è svolto ieri, giovedì 9 marzo, presso il Tribunale Militare di Verona. La dichiarazione firmata dal perito ha portato alla revoca della misura cautelare in carcere nei confronti del militare: Milia si trova attualmente a San Vittore ma dovrà essere mandato in una Rems (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza).
L’esito dell’incidente probatorio è stato accolto con soddisfazione dalla difesa di Milia, rappresentata dall’avvocato Roberto Melchiorre: “Come già avevo dichiarato sin dall’inizio, questa vicenda è molto più complessa da esaminare. L’incidente probatorio è stata una nostra richiesta e la valutazione finale conferma che quanto sospettavamo era vero: dietro l’assurda tragedia c’è una malattia grave e profonda a tal punto da incidere sulla capacità di intendere e di volere del mio assistito”.
La dichiarazione firmata dal perito porta inevitabilmente ad interrogarsi sul perché Milia, già in cura per problemi psichiatrici, fosse stato riammesso al servizio in caserma dalla Comissione Medica solo pochi giorni prima del delitto. “Questo è ciò che andrà verificato, in questa vicenda ribadisco non c’è solo la malattia ma bisognerà approfondire molte più cose” ha commentato il legale “dalla relazione del perito sono emerse tante perplessità e diverse criticità che risalgono a ben prima del tragico fatto”.
Chiudo l’incidente probatorio, la Procura dovrà ora individuare la Rems dove trasferire il brigadiere che, in attesa della decisione, resterà a San Vittore: “Qui si apre un’altro problema – ha detto Melchiorre – quello delle poche Rems disponibili, l’unica in Lombardia è quella di Castiglione delle Stiviere nel mantovano, attualmente c’è una lista di attesa di un anno per entrare. Il mio assistito ha bisogno di cure, non solo farmacologiche ma anche psicoterapeutiche e psichiatriche che il carcere non può dare. Ora il rischio è che venga trasferito in una Rems lontana che aggraverebbe la situazione, già delicata. Questo delle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza è un tema che andrebbe affrontato a livello nazionale, c’è un’emergenza e non si sta facendo niente per risolverla”.