Azienda di Colico al centro di un traffico di rifiuti metallici scoperto dal Noe dei Carabinieri
Arrestato il titolare insieme alla moglie, i figli e una dipendente. Altri sette indagati
COLICO – Un maxi traffico di rifiuti ferrosi esteso nelle province di Lecco, Como e Sondrio aveva come centro un’azienda a condizione familiare dell’Alto Lario lecchese: è quanto hanno scoperto i Carabinieri del Noe di Milano, guidati dal Ten. Col. Camillo Di Bernardo, nell’indagine coordinata dal pm Bruna Albertini della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano.
Oltre 2.700 tonnellate di rottami ferrosi che sarebbero stati gestiti illegalmente per un profitto illecito che, per gli inquirenti, ammonterebbe a circa 1,9 milioni di euro.
A finire agli arresti domiciliari è il titolare della Menghi Rottami di Colico, Franco Menghi, insieme alla moglie, i due figli e una dipendente, compagna di uno dei due figli.
L’inchiesta, partita dopo gli accertamenti svolti dai Carabinieri Forestali di Carlazzo, avrebbe identificato l’azienda di Colico come “nodo strategico per la gestione, il traffico ed il commercio di ingenti quantitativi di rifiuti ferrosi acquisiti tramite l’operato di vari trasportatori e di una vasta rete di fornitori (in totale 82, la cui posizione sarà oggetto di successivo approfondimento) i quali – spiegano i Carabinieri – contravvenendo al principio della tracciabilità dei rifiuti, effettuavano un’attività illecita di raccolta al dettaglio e porta a porta e successivo conferimento presso il suddetto impianto benché privi del formulario d’identificazione rifiuti e senza l’obbligatoria iscrizione dei mezzi di trasporto all’albo gestori ambientali”.
Un’attività definita illecita in quanto, aggiungono dall’Arma, “il materiale veniva raccolto nell’impianto da conferitori non autorizzati, i rifiuti venivano conferiti con autocarri non iscritti all’Albo Gestori Ambientali e senza la documentazione giustificativa; venivano predisposti falsi formulari d’identificazione dei rifiuti al solo fine di bilanciare le entrate illecite dei rottami ferrosi con le uscite verso impianti autorizzati”.
Nell’indagine risultano indagate in stato di libertà altre sette persone (un cittadino italiano e sei di origine marocchina) che si occupavano di raccogliere i rottami e conferirli all’azienda di Colico. Cinque i mezzi per trasporto del materiale sequestrati dai carabinieri.
“Inoltre – aggiungono ancora i carabinieri – è emerso come gli appartenenti al gruppo criminale si siano adoperati per tentare di inquinare o sviare l’accertamento dei fatti ad opera dei Carabinieri del NOE in quanto consapevoli delle condotte illecite tenute nelle modalità di gestione dell’impianto, presso cui conferivano anche soggetti privati non autorizzati, come dimostrano alcune conversazioni intercettate attraverso le quali gli indagati comunicavano tra loro la presenza dei militari nell’impianto o nelle immediate vicinanze e le strategie attuate per evitare di incorrere in eventuali controlli”.