LECCO – Sono stati Antonino Romeo, Massimo Nasatti e Gaetano Mauri i primi tre imputati del processo Metastasi ad essere ascoltati dal collegio giudicante del Tribunale di Lecco. Martedì mattino, in un’affollata Aula, i tre si sono alternati di fronte a pm, difese e giudici, per fornire la propria versione dei fatti sulle vicende che hanno dato origine all’inchiesta e che hanno portato in carcere tra gli altri anche Mario Trovato, per gli inquirenti il capo dell’organizzazione malavitosa legata alla ‘Ndrangheta nel lecchese.
Dopo l’assenza delle ultime udienze in Aula si sono presentati anche Saverio Lilliu e Antonello Redaelli, entrambi detenuti: stando al quadro dell’accusa i due sarebbero i soci della Lido di Parè Srl, dietro i cui nomi si celerebbe la presenza di Mario Trovato. Nella gabbia anche uno dei figli di Trovato, Giacomo, imputato insieme ai fratelli Stefania, Franco e Rolando di reati di tipo patrimoniale, vicende “accorpate” da settembre scorso nel filone principale del processo Metastasi.
ULTIME BATTUTE – Sono gli ultimi atti dell’istruttoria del procedimento, cominciata oltre un anno fa: terminato l’esame degli imputati – cinque quelli che hanno accettato di parlare per ora – e completato il deposito delle intercettazioni, sarà la volta del dibattimento, che stando alle previsioni del Pubblico Ministero Bruna Albertini dovrebbe cominciare già il prossimo febbraio; quindi, tra la fine di febbraio e marzo, l’attesa sentenza.
Oltre a Romeo, Nasatti e Mauri, che hanno reso la propria testimonianza nell’udienza di martedì, all’esame – già martedì prossimo, 26 gennaio – si sottoporranno per certo Stefania Scianna Trovato e Antonello Redaelli, difesi rispettivamente dall’avvocato Marcello Perillo e Vito Zotti. Ancora riserva sulle intenzioni di Claudio Crotta (avv. Guglielmana), titolare insieme a Claudio Bongarzone della Dbm Electronics e della Rinnovo Immobiliare Srl, e di Alessio Ghislanzoni, difeso dagli avvocati Giarletta e Bignardi.
Tutti gli altri imputati, compreso l’ex sindaco di Valmadrera Marco Rusconi (assente in Aula), non forniranno invece la propria testimonianza. Contrariamente a quanto annunciato a dicembre, anche Mario Trovato, imputato “cardine” del processo, non sarà ascoltato.
GLI ESAMI DEI PRIMI IMPUTATI – Il primo a sedersi al banco dei testimoni questa mattina è stato Antonino Romeo, pregiudicato per una rapina che gli è costata diversi anni di carcere: indicato dagli inquirenti come uno degli uomini di Trovato, insieme a Nasatti, si sarebbe reso responsabile di alcuni episodi di estorsione e protezione nei confronti di soggetti e di esercizi commerciali.
Proprio dal rapporto con Trovato è cominciato l’esame del Pubblico Ministero Bruna Albertini: “Quando e come ha conosciuto Mario Trovato?” la prima domanda del pm “La mia conoscenza dei Trovato risale agli anni ’80 – ha raccontato l’imputato – nella compagnia con cui uscivo c’era anche il cognato di Mario, quello che sposò la sorella Marina. Mario lo incontrai nella Pizzeria Tartaruga la prima volta, era un posto che frequentavo spesso con gli amici, soprattutto il sabato sera, ci andavamo a mangiare la notte dopo la discoteca. Ma i familiari avevano altri ristoranti a Lecco, cinque o sei, si giravano questi locali per andare a mangiare o per gli aperitivi”. “Anche la 046?” ha voluto sapere il pm “sì anche la 046, andavo spesso a pranzo lì, con Nasatti, mio amico”. Spiegate anche le circostante di incontro coimputato : “La prima volta ci incontrammo in palestra, era il 2011. Casualmente poi ci ritrovammo a lavorare insieme alla Tnt, consegnavamo i pacchi con furgone, insieme. Abbiamo cercato anche di avviare un’attività a Mandello, avevamo preso un locale da adibire ad autofficina, ci piaceva lavorare con le macchine. Poi per varie vicende siamo usciti dalla società, la Diablo Cars, ci chiedevano troppo in affitto”.
Confermate anche le conoscenze degli altri imputati nel processo: Claudio Bongarzone, Alessandro Nania, Antonello Redaelli, Saverio Lilliu. “Conoscenti, non migliori amici – ha precisato il teste – io abitavo a Belledo e nell’arco di 500 metri c’era tutto, e ci conoscevamo tutti, come normale che sia in un quartiere piccolo. Vicino a me c’era il bar del papà di Bongarzone, non lontano il Petit Cafè dove incontravo alle volte Redaelli e altri, ma non è che ci sentivamo al telefono, ci si incontrava e ci si salutava”.
Smentita invece la circostanza di aver partecipato alle cene organizzate da Trovato alla 046: “Ero in affidamento e alle 20-21 la sera dovevo essere a casa, non uscivo la sera – ha ricordato Romeo – ma mi capitava spesso di andare alla 046 a pranzo, con Nasatti. Mario aiutava ai tavoli ma più spesso stava in cucina” ha ricordato, confermando un quadro dipinto svariate volte dai testimoni nel corso delle ultime udienze.
Ricordata quindi la presunta vicenda di estorsione, contestata a Romeo, nei confronti dei coniugi Fabio Conti e Concetta Scarfò, indebitati col commercialista Giuseppe Parisi – lo stesso detentore dei conti di Mario Trovato.
L’imputato ha spiegato di aver saputo della vicenda per caso, durante un aperitivo al bar dove aveva incontrato lo stesso Trovato con altre tre persone: “Li ho salutati e mi sono seduto al bancone con un amico – ha raccontato Romeo al pm – però li sentivo parlare e sentivo nominare Scarfò… conosco quella famiglia da sempre, ci sono legato, così prima che se ne andassero chiesi a Mario come mai parlavano proprio di loro. Lui mi spiegò che erano in una brutta situazione con commercialista, a cui dovevano una grossa somma, più di 100 mila euro. Mi disse che Scarfò e Conti – che allora non sapevo fosse il marito di Concetta, la mia amica – erano a rischio di denuncia, così io mi preoccupai e dissi a Mario che volevo capire meglio di cosa si trattava. Solo più tardi venni a sapere che il commercialista era lo stesso di Mario Trovato. Comunque sia io pensavo di riuscire a risolvere la faccenda molto più velocemente invece la cosa diventò stressante, Concetta mi chiamava di continuo e io avevo le mie cose da fare, insomma una brutta situazione”.
Quand’è stato il momento di spiegare il contesto di un’intercettazione ambientale tra il testimone e Mario Trovato, in cui si parla – non senza espressioni colorite – di 200-250 mila euro da prendere dalla coppia per saldare il debito col commercialista, ricordata dal pm, Romeo non ha tuttavia saputo dare una spiegazione, limitandosi a precisare: “Io volevo aiutare Concetta, non mi interessava del contorno, ma la situazione era diventata pesante, se non l’aiutavo o non andavo mi abbuffava di parole” ha raccontato il teste “in più chiedergli tanti soldi era un’avventura, venni a sapere che erano persino stati sfrattati dall’appartamento in cui vivevano, insomma una brutta situazione”. Motivo per cui Conti sarebbe riuscito a racimolare solo 4.500 euro, consegnati dalla moglie a Romeo in una busta. “I soldi li diedi subito ad un collaboratore del commercialista in questione” ha aggiunto Romeo. “Ha più avuto rapporti con i due?” la domanda dell’avvocato difensore Scappaticci “certo, ci siamo sentiti fino a una settimana prima del mio arresto” la risposta del teste.

NASATTI: “NESSUNA CENA DI GRUPPO ALLA 046” – E’ stato quindi il coimputato di Romeo, Massimo Nasatti, a sedersi al banco dei testimoni. Ricordato e confermato l’incontro con Romeo, avvenuto in palestra: “Nacque subito un certo feeling – ha detto – in breve siamo diventati amici, poi abbiamo lavorato insieme”. L’imputato ha quindi raccontato della sua amicizia con Giacomo Trovato, figlio di Mario: “Lo conosco da vent’anni, prima aveva un bar in centro città, poi andò alla 046, andavamo spesso da lui, ogni tanto non poteva però perché era a trovare il padre in carcere”. “Lei ha mai chiesto a Giacomo Trovato come mai il padre era in prigione?” la domanda del pm “Lecco è piccola e le voci girano, sapevo le vicende della famiglia Trovato ma non ho mai chiesto a Giacomo di suo padre” ha risposto l’uomo.
Sempre alla 046 Nasatti avrebbe visto altri imputati, negando di aver partecipato a cene di gruppo: “Per un periodo – ha ricordato – ho lavorato per una società che faceva manutenzione di macchinette del caffè, quando giravo a Lecco capitava che non riuscissi a tornare a casa per il pranzo così andavo alla 046 da Giacomo. Non ho mai saputo né preso parte a cene di gruppo organizzate da Mario Trovato. Lui lo conobbi per caso un pomeriggio, alla 046. Faceva le pizze e Giacomo mi presentò suo padre, ci conoscevamo da vent’anni, era piuttosto normale volesse presentarmelo”.
MAURI E LA DBM ELECTRONICS – Ultimo imputato ascoltato è stato quindi Gaetano Mauri, presunto socio occulto della Dbm Electronics, la società distributrice di slot machine gestita da Claudio Crotta e Claudio Bongarzone. Meccanico e tecnico, l’uomo ha ribadito quanto raccontato a dicembre dalla figlia, ovvero di aver lavorato sempre come tecnico di manutenzione delle macchinette e di non essere mai stato socio della Dbm, così come della società della moglie, Ac Electronics, a causa di precedenti con un fallimento. “Io aggiustavo quello che si rompeva – ha spiegato – Bongarzone e Napolitano facevano il giro dei bar per recuperare i soldi, Crotta stava in amministrazione”. Spiegata semplicemente la delega ad operare sul conto in banca della società, nonostante non gestisse direttamente il denaro e non fosse socio: “ In caso di assenza – per ferie o altro – mi hanno dato la delega a fare il versamento della quota raccolta durante il giro dei bar, che era compito di Napolitano. Avrò fatto in tutto cinque operazioni, non di più” ha spiegato il teste.
Confermata la conoscenza di Mario Trovato e la frequentazione della 046: “A volte ci invitava a cena, faceva il pesce – ha detto – c’eravamo io, Bongarzone, a volte Redaelli – conoscenza di vecchia data, e Ernesto Palermo, anche altri, ora non ricordo. Niente di strano, mangiavamo allo stesso tavolo in strada, ci vedevano tutti”.
Terminata l’audizione dei primi tre imputati il giudice Enrico Manzi ha dato appuntamento a pubblica accusa e difese al prossimo martedì, quando si ritornerà in Aula per gli ultimi testimoni, prima di aprire l’atteso dibattimento.

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