LECCO – È stato l’avvocato Giovanni Minervini il protagonista dell’udienza che si è svolta giovedì 11 giugno presso il Tribunale di Lecco, nell’ambito del processo che vede indagati l’odontotecnico Francesco Sorrentino e il geometra Maurizio Castagna.
Coimputato di dei due per il caso scoppiato nel maggio 2014, relativo alla presunta mazzetta versata al geometra Castagna per sbloccare una pratica edilizia ferma, Minervini era già stato condannato lo scorso ottobre tramite patteggiamento ad una pena di due anni e otto mesi di reclusione. Dopo aver terminato l’audizione del Maresciallo Capo Gerardo Fischetti della Guardia di Finanza, che ha avuto il compito di ricostruire le indagini, l’accusa, rappresentata dal Pubblico Ministero Silvia Zannini, ha voluto convocare l’avvocato Minervini – oggetto tra l’altro di indagini preliminari per diffamazione a mezzo stampa a seguito di un’intervista rilasciata ad ottobre pochi giorni dopo la sentenza – come testimone per far luce sull’intricata vicenda.

Nel corso della lunga deposizione, condotto dalle domande del pm, Minervini ha così raccontato al collegio giudicante presieduto dal giudice Manzi la lunga storia, partendo dall’incontro con Marco Rota, conosciuto nel 2008 e diventato suo cliente, a quello con Francesco Sorrentino: “Una delle mie sorelle lavorava come assistente alla poltrona nel suo studio – ha raccontato il testimone – e così ci siamo conosciuti, ogni tanto ci sentivamo, non posso definirlo un rapporto di amicizia ma di conoscenza. Mi è capitato di averlo come cliente, nel 2013, l’Asl aveva fatto un’ispezione nel suo studio, segnalando delle irregolarità, si rivolse quindi a me. Lo accompagnai al colloquio all’Asl”.
Ripercorsi quindi i dettagli del “caso” per il quale Marco Rota, imprenditore, si era rivolto all’avvocato Minervini: “Rota aveva fatto costruire 42 box interrati ad Acquate, l’impresa aspettava il pagamento e ad un certo punto il Comune di Lecco si rese conto che il terreno sul quale il mio cliente aveva costruito non era di sua proprietà ma sforava in un’area comunale. Questo implicava la necessità di richiedere la servitù di passaggio per poter accedere ai box. Da qui nacquero tutti i problemi” ha ricordato Minervini. “Cominciarono gli incontri con i funzionari di vari uffici comunali, tra cui gli ingegneri Crippa e Ronzani, e riuscii a stabilire di risarcire il Comune per ‘quell’invasione’ con 25mila euro di opere. In cambio avremmo dovuto ottenere la servitù. Crippa mi diede l’ok – ha proseguito Minervini – e facemmo avere loro delle bozze di progetto. Mancava solo la firma dell’ufficio Viabilità, ma non arrivava e noi eravamo fermi. Tutto questo tra agosto e settembre 2013”.

Quindi, nell’ottobre 2013, l’entrata in scenda del geometra comunale Maurizio Castagna, ai tempi a capo dell’ufficio di Edilizia Privata: “Ho lavorato nella pubblica amministrazione – ha dichiarato il testimone – e so bene quant’è difficile venirne a capo in situazioni come queste. Mi capitò di accennare qualcosa a Sorrentino mentre eravamo in macchina per andare all’Asl e lui mi disse cose come ‘è un casino, devi parlare con Castagna’ e ‘non sai come sono amico di Castagna’, così gli chiesi di potermi mettere in contatto con lui. In effetti il suo intervento fu produttivo, cominciarono incontri e strette di mano e finalmente, ad inizio gennaio 2014 ottenemmo la firma sull’accordo. Eravamo contenti, ci sembrava di essere al traguardo” ha commentato il testimone.
Una soddisfazione condivisa dall’allora suo assistito, Marco Rota, che durante una telefonata avrebbe detto a Minervini: “Dovremmo fare un bel regalo al Castagna” a cui ha fatto seguito la battuta – confermata – dell’avvocato “Sì, come possiamo sdebitarci, con una scatola di cioccolatini o due camice su misura?”.
A fronte dell’iniziale entusiasmo tuttavia il nodo era ben lungi dal sciogliersi, come raccontato da Minervini: “Avevo scritto a Castagna per dargli la buona notizia dell’accordo, a inizio febbraio, e lui mi rispose brevemente che era necessaria la servitù di passo per vendere i box e che lui non poteva darcela così ma avremmo dovuto pagarla. Mi ricordò del suo consiglio di partire prima con la richiesta. Rimasi spiazzato” ha raccontato Minervini.
“Ciliegina sulla torta – ha quindi proseguito – quello stesso giorno di febbraio in cui Castagna mi disse così a Rota arrivò la notifica di un decreto ingiuntivo esecutivo da parte dell’impresa costruttrice dei box che richiedeva circa 800mila euro di pagamento”.

Una situazione sempre più pressante che avrebbe costretto l’avvocato a chiedere insistentemente a Sorrentino di combinare un incontro con il geometra Castagna, certo che non avrebbe ottenuto una risposta se lo avesse contattato via mail: “Insomma lo stressavo, gli chiedevo di farmi parlare con Castagna visto che lo conosceva finchè un giorno mi disse ‘Smettila di rompere le scatole, fai l’avvocato a Lecco se fai così sarai sempre considerato un rompi scatole e sarà difficile lavorare con qualcuno’, e aggiunse anche ‘non sputtanarti troppo per Rota, metti qualche soldo in una busta, qualche mille euro, così di mesi ce ne impieghi tre ad avere la pratica e non dodici’. Quando me lo disse non scherzava”.
Pochi giorni dopo Minervini incontra Marco Rota, in un bar, per spiegargli tutto, della servitù e del suggerimento che aveva avuto e cioè “mettere i soldi in una busta” per velocizzare le cose. “Avevo davvero fretta di chiudere la pratica, ero dalla parte di Rota anche se non lo sopportavo più – ha confessato Minervini – dopo quella sera, era il 10 febbraio, lui, Rota, sparì per oltre un mese, ci sentivamo sporadicamente e Sorrentino mi chiese più di una volta infastidito dove fossimo finiti”.
Il 17 febbraio 2014, una settimana dopo l’incontro, Marco Rota si presenterà alla Guardia di Finanza per denunciare l’accaduto col suo legale, insospettito da quell’incontro avvenuto non come al solito nello studio ma in un bar, e quindi della proposta di Minervini di corrispondere dei soldi per lo sblocco della pratica. A questo punto cominceranno le indagini degli uomini della Finanza, tramite intercettazioni ambientali, telefoniche e pedinamenti, puntualmente ricostruite dal Maresciallo Fischetti, volte ad appurare l’attendibilità di Rota.
Negli ultimi passaggi della sua deposizione l’avvocato Minervini ha quindi raccontato al collegio giudicante la giornata del 14 aprile, che vide Rota presentarsi nello studio del legale, in Via Nazario Sauro a Lecco, con una busta contenente 2.500 euro in finte banconote da 100. “Presi la busta e dopo aver sfilato 500 euro mi accordai con Sorrentino per incontrarci. Venne lui da me ma ci trovammo fuori dallo studio, prendemmo un caffè e quindi, rientrati nell’atrio gli diedi mille euro e io tenni gli altri mille. Ricordo che lui era molto agitato”.
“Tenni quei soldi perché li consideravo una parte di quelli che Rota doveva a me per il servizio svolto: per i pagamenti dovevo sempre incalzarlo e lui non navigava in acque buone” ha commentato in conclusione Minervini che non ha saputo dare ulteriori dettagli su quel veloce incontro con Sorrentino: “Non ero lucido nemmeno io, lo scambio sarà durato 40 secondi circa e non ricordo cosa ci siamo detti. Sapevo che li avrebbe dovuti dare a qualcuno in serata”.
Il controesame dell’avvocato Minervini, già cominciato per mezzo dei difensori di Francesco Sorrentino e della parte civile, proseguirà nel corso della prossima udienza fissata per il 9 luglio a partire dalle ore 12.

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