Scuola anti-truffa in Cgil: “Anziani non vergognatevi, denunciate!”

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    LECCO – “Ogni giorno sentiamo parlare di truffe, raggiri e di persone prive di ogni scrupolo che approfitta delle debolezze di persone anziane per derubarle, con stratagemmi e trucchetti. Un increscioso fenomeno verso il quale dobbiamo essere preparati”.

    E’ Alfredo Licini, il segretario cittadino dei pensionati della Cgil (SPI) affiancato dal segretario provinciale Sergio Pomari e dal collega dello SPI Ernesto Messere, ad aprire il convegno organizzato dal sindacato per mettere in guardia la cittadinanza sui metodi più comuni utilizzati dai malfattori per ingannare le proprie vittime ed estorcere il loro denaro.

    Le truffe ricorrenti nel lecchese avvengono appena il malcapitato esce dalla Posta o dalla banca, con finti impiegati che lo rincorrono fin sotto casa dicendogli di avergli dato banconote con un numero seriale errato per farsele riconsegnare; oppure passanti che, fingendo di avergli sporcato la giacca, gliela levano di dosso per pulirla, con l’unico scopo di rovistare nelle tasche e appropriarsi dei suoi averi.

    Le ultime segnalazioni dei cittadini, raccolte da Federconsumatori Lecco e dal suo presidente Carmine Leva, raccontano di finti tecnici di note compagnie che bussano alla porta dei lecchesi per installare un apparecchio che rileva perdite di gas; un oggetto dal costo reale di 30 euro, venduto alle vittime per 250 euro.

    Secondo i dati forniti dalla Questura risulta che solo nei primi dieci mesi del 2013 sono state 16 le denunce per truffa, tre in meno rispetto a quante se ne contavano ad ottobre dello scorso anno (-15,8%). Per quanto riguarda il territorio provinciale, invece, ad oggi nel 2013 si contano 44 denunce giunte alla Polizia di Stato, lo stesso numero rilevato nei primi dieci mesi del 2012. La maggior parte delle vittime, spiegano dalla Questura, ha un’età superiore ai 75 anni.

    Una statistica che però non fa emergere il numero reale di raggiri, perché sono tanti i truffati che scelgono il silenzio.

    Si decide di non denunciare perché la truffa lascia nelle persone una sensazione di vulnerabilità e di debolezza. Ci si vergogna a dirlo ai propri figli o ai conoscenti per paura di essere giudicati – ha spiegato Antonio Verbicaro, ispettore superiore della Questura di Lecco.

    Ma non c’è nulla da vergognarsi: “Con l’avanzare dell’età – ha sottolineato Verbicario – si è meno attenti a quei consigli che voi stessi avete dato ai vostri figli. E’ solo denunciando, però, che potete evitare ad altri cittadini di venire anch’essi raggirati”.