Premio Manzoni: svelati i tre romanzi finalisti, a ottobre il vincitore

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I libri finalisti del Premio Manzoni
La presentazione del Premio Manzoni: da sinistra il coordinatore del premio Vittorio Colombo, il preside Stefano Motta, Giovanni Priore presidente Acel, Antonio Peccati presidente Confcommercio, l’assessore Simona Piazza, Eugenio Milani presidente 50&Più, Gian Luigi Daccò dei Musei Civici di Lecco

 

LECCO – Tre finalisti, tre autori di generazioni differenti, tre penne decisamente diverse tra loro: Eraldo Baldini con “Stirpe Selvaggia”, Valerio Callieri e il suo “Teorema dell’incompletezza”, Gianfranco Calligarich con “La malincolina dei Crusich” ad ottobre si contenderanno il Premio Letterario Internazionale A. Manzoni – Città di Lecco.

A sceglierli è stata la giuria di esperti e i loro testi saranno ora sottoposti ad popolo dei lettori lecchesi, ben cento, scelti grazie alla collaborazione con delle librerie e delle biblioteche di Lecco e di altri comuni in provincia.

Una giuria composta da importanti docenti di letteratura e autori, guidata da Ermanno Paccagnini e della quale fanno parte il prof. Alberto Cadioli, il direttore dei Musei Civici Gianluigi Daccò, il prof. Gianmario Gasparini, il giornalista Luigi Mascheroni, il preside e romanziere Stefano Motta, il prof. Mauro Novelli e la prof.ssa e scrittrice Giovanna Rosa.

Antonio Peccati con l’assessore Piazza e Gian Luigi Daccò

 

“Su oltre cinquanta testi sono state scelte queste tre opere; molti dei romanzi in concorso sono stati accantonati in quanto propriamente romanzi storici – ha spiegato Daccò – I tre testi finalisti hanno un modo di scrivere completamente differente l’uno dall’altro”. “Questi titoli sono emersi in maniera evidente sugli altri, siamo arrivati quasi ad un giudizio quasi unanime da subito” spiega Stefano Motta.

“Dobbiamo ringraziare la giuria che dà qualità a questo premio, il Comune con cui collaboriamo da tredici anni, le librerie e gli sponsor che sostengono questo evento” ha sottolineato Eugenio Milani, presidente di 50&Più che giovedì mattina ha presentato questa nuova edizione, affiancato dal Antonio Peccati, al vertice dell’associazione dei commercianti lecchesi.

Eugenio Milani

Si tratta della tredicesima edizione del premio, organizzata anche quest’anno da 50&Più in collaborazione con Assocultura Confcommercio Lecco, il Centro Nazionale di Studi Manzoniani e il Comune di Lecco, con il contributo della Camera di Commercio di Lecco e il Patrocinio del Ministero per i Beni Culturali, di Regione Lombardia e della Provincia di Lecco.

“La cultura può valorizzare il nostro territorio anche in chiave turistica – ha sottolineato l’assessore comunale Simona Piazza – l’amministrazione comunale crede in questa iniziativa e dobbiamo sensibilizzare gli stessi cittadini lecchesi alla cultura manzoniana”.

Stefano Motta con Vittorio Colombo

 

Anche il sostegno di Acel, in quest’ultima edizione, non mancherà ha sottolineato Giovanni Priore, presidente della società pubblica lecchese di fornitura di energia. L’appuntamento, ha ricordato Vittorio Colombo, coordinatore del Premio, è fissato per la serata del 28 ottobre all’Auditorium della Camera di Commercio. Già stabilita anche la data della serata evento per il Premio alla Carriera, assegnato ogni anno a personalità illustri del modo della cultura: sarà l’11 novembre. Ancora top secret il nome del vincitore.

 

I TRE ROMANZI FINALISTI

 

I libri finalisti del Premio Manzoni

 

“Stirpe selvaggia” di E. Baldini
San Sebastiano in Alpe, paese dell’Appennino romagnolo, 1906. Quando il Wild West Show fa tappa a Ravenna, la madre di Amerigo decide di portare il figlio a conoscere suo padre. Buffalo Bill però non accetta di incontrarlo e questo rifiuto spinge il già inquieto Amerigo a schierarsi per sempre “dalla parte degli indiani”. Con Mariano e Rachele si dipinge il viso, e scorrazzando per i boschi sogna di fare la rivoluzione. Ma la Storia divide le strade di questi amici inseparabili, travolti dalle burrasche del Novecento: le lotte di classe, il fascismo, le guerre mondiali. Con grande potenza evocativa, Baldini mette in scena un protagonista struggente come un eroe
romantico, eppure modernissimo. Diviso, come ognuno di noi, tra l’affermazione di sé e la rinuncia, tra la solitudine e il bisogno d’amore.

 

“Teorema dell’incompletezza”, V. Callieri
Due fratelli indagano sulla morte del padre, ex operaio Fiat ucciso nel 2004 nel suo bar di Centocelle durante una rapina. A raccontare è il fratello di trent’anni, il più giovane, ed è lui che scopre una misteriosa dedica in codice sul retro di una cornice. Da quel momento si aprono le porte sul passato insospettabile del padre. Dietro all’uomo confinato al tifo sportivo emerge uno sconosciuto segnato da segreti e contraddizioni che affondano negli anni della contestazione e della lotta armata. Il fantasma del padre appare in forme e visioni sempre più allucinate per dire la sua storia e mostrare una strada verso la possibile verità sul suo omicidio. I due fratelli – che da anni non si parlano e sono schierati ideologicamente su versanti opposti – sono costretti a collaborare, tuttavia diffidano l’uno dell’altro, si rinfacciano colpe, si passano alcune informazioni ma ne omettono molte altre. Valerio Callieri, al suo esordio, costruisce un romanzo carico di tensione, conflitti e colpi di scena, eppure vivo del desiderio di ridere e amare. Un’indagine che mira dritto al cuore dei nostri ieri e dei nostri domani.

 

“La malinconia dei Crusich”, G. Calligarich
La luna sull’acqua, la notte, e uno sguardo di malinconia che spazia sul mondo, la nostalgia per qualcosa che forse è stato perduto o forse non si raggiungerà mai. È il bagaglio che porta con sé Luigi Crusich, partito da Trieste per approdare a Corfù dove mette al mondo sei figli. Il primogenito, Agostino, sarà destinato alla luce dell’Africa e poi alla Milano fervente della ricostruzione; toccherà al figlio Gino Crusich cercare un altro sguardo sul mondo attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica, percorrere il Sud d’Italia e poi toccare un altro Sud, quello dell’America. Infine l’eredità della malinconia toccherà a Uberto Crusich, veterinario sul Lago Maggiore. Con una scrittura sempre tesa, senza cedimenti né di stile né di ritmo, Calligrich tratteggia la storia di un uomo che cerca di avere un altro sguardo sul mondo attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica. Una narratività della quale restare prigioniero, per quel suo portarti dentro, facendoti “vedere” ciò che racconta.