LECCO – Un dialogo tra Giorgio Faletti e il pubblico in sala, in un percorso che ha visto il noto comico e scrittore svelare aspetti del suo ultimo romanzo, “Tre atti e due tempi”, e raccontare se stesso. Tante, infatti, le divagazioni e le curiosità che, intercalate da qualche battuta nel vecchio stile dello showman, hanno caratterizzato la serata di ieri, domenica 18 marzo, quando sul palco del Teatro della Società di Lecco è salito proprio lui, ospite d’onore della rassegna Leggermente.
Una sedia e un tavolino con un bicchiere e una bottiglia d’acqua. Questi gli unici elementi scenografici presenti sul palcoscenico accanto allo scrittore, il quale ha per più di due ore intrattenuto i presenti accennando ai personaggi dei romanzi, al suo legame con loro e alla sua vita in generale. “Il protagonista del mio ultimo romanzo – ha spiegato – è Silvano, detto Silver, un giovane nel quale per molti motivi mi rivedo. Nato anche lui in una città di provincia, si trova ad affrontate avvenimenti accaduti anche a me quando avevo all’incirca la sua età. In genere – ha proseguito – i personaggi che invento sono umili, parte di una cultura popolare. Molte volte hanno caratteristiche mie o di persone che conosco. Altre, invece, presentano aspetti che io non ho e che proietto su di loro”.
Al pubblico in sala, non troppo numeroso forse a causa della pioggia, è stata quindi data la possibilità di intervenire e di fare domande all’ospite di Leggermente. Tanti, quindi, i quesiti sollevati, a partire da un “com’è che ha deciso per la prima volta di scrivere un romanzo?”. “Già alle superiori – ha spiegato Faletti – scrivevo dei temi molto belli, che spesso facevano il giro della scuola. Dopo anni di carriera come comico sono riuscito a rendere la passione per la scrittura un lavoro. Credo che fare il comico – ha precisato – sia un punto di partenza molto valido: permette di esorcizzare la malinconia e di imparare a confrontarsi con il pubblico, sviluppando una buona sensibilità. Non è un caso se l’ultimo Nobel e l’ultimo Oscar a italiani siano andati proprio a due comici”. E poi ancora domande sul suo rapporto con la letteratura in generale e, infine, con la critica letteraria, con cui lo scrittore ha dovuto confrontarsi molte volte e alla quale egli stesso richiede una maggiore attenzione nei confronti dei best sellers, spesso sminuiti dagli intenditori. “È naturale – ha precisato – che vi sia una relazione in un certo senso conflittuale tra l’autore di romanzi e coloro che devono dare un proprio giudizio in merito. D’altro canto, però, mi permetto di dire che è un po’ curioso vedere come dei volumi ben accolti dal pubblico vengano presi così poco in considerazione dalla critica. Credo che i critici italiani debbano imparare a non dire più cosa non leggere, bensì cosa merita di essere letto, mettendosi in gioco in prima persona”.
Al termine del suo intervento, Faletti si è fermato alcuni minuti per autografare ai presenti le copie del suo ultimo libro.