LECCO – “Nonostante la crisi, la CGIL tiene e conferma la sua presenza sul territorio lecchese”. E’ il segretario provinciale Wolfango Pirelli, affiancato dal segretario Sergio Fassina, a rendere note le statistiche del 2013 che stimano a 44.990 i tesserati al sindacato; un saldo negativo, seppur leggero (-0,5%), rispetto all’anno precedente.
“Registriamo un calo per la prima volta in questi ultimi cinque anni – ha sottolineato dallo stesso segretario – dopo una crescita costante delle iscrizioni, nel 2013 abbiamo subito il ‘colpo’ che non era ancora arrivato dall’inizio di questo difficile periodo”.
Non a caso a subire maggiormente sono le sigle legate a quei settori produttivi in affanno: lo è per i metalmeccanici della FIOM (-2,6%), per gli edili di FILLEA (-11,3%), lo è per il settore dei trasporti curato dalla FILT (-11,6%) mentre è più contenuto il calo dei tesserati tra i dipendenti pubblici della FP (-1,4%).
Segno “più” per i lavoratori del commercio assistiti dalla FILCAMS (+14,6%), per i chimici della FILCTEM (+0,8%), per il comparto comunicazione della SLC (+0,8%) e per quelli della scuola della FLC (0,2%). Pareggiano i tesserati alla FISAC tra i lavoratori della banche mentre gli aticipi (-56,6%) attendono il congresso costitutivo della NIDIL. L’obiettivo dichiarato dal sindacato è quello di “riuscire a richiamare quei lavoratori precari che oggi, causa la moltitudine di contratti stabiliti dalla legge, è difficile intercettare”.
Cresce la percentuale di lavoratori stranieri tesserati, che rappresentano il 13,8% sul totale del lavoratori attivi (17.644 tessere). Preoccupa la crescita di ben 44 punti percentuali per i disoccupati (complessivamente 738 iscritti) mentre i pensionati dello SPI preservano la fetta maggiore di tesserati della CGIL, ben 25.608.
Tutto ciò in un contesto economico estremamente difficile dove, calcola la CGIL, dal 2007 ad oggi si contano ben 338 industrie lecchesi in meno (attualmente stimate a 8.616 in provincia) e 92 del settore dell’edilizia (ora 646), oltre che un tasso di disoccupazione sul nostro territorio passato dal 2,6% del 2007 all’8% previsto per il 2014.
“La crisi ha trasformato anche il modo di lavorare del sindacato, passato da una contrattazione espansiva a difensiva – ha sottolineato Pirelli – i numeri dei tesserati rispecchiano i cambiamenti in atto, le aziende chiudono e i lavoratori in cassintegrazione diventano disoccupati, conseguentemente si sfaldano anche gli le categorie sindacali che li hanno supportati”.