La CGIL sfila contro il Jobs Act. Proteste di fronte a Confindustria

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LECCO – Delegati della CGIL in corteo giovedì a Lecco contro il Jobs Act: oltre 200 hanno sfilato in centro città per chiedere la modifica della riforma del lavoro introdotta dal Governo Renzi ed hanno presidiato l’ingresso della sede di Confindustria Lecco.

L’associazione degli industriali lecchesi è stata al centro della protesta della CGIL poiché, come denunciato dal segretario provinciale Wolfango Pirelli, anche in provincia di Lecco il sindacato starebbe lottando ai tavoli contrattuali per convincere le aziende a non applicare il nuovo contratto a tutele crescenti imposto dal decreto, trovando l’opposizione dell’associazione datoriale.

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“E’ una situazione mai vista in questo territorio anche sotto il profilo delle relazioni sindacali – ha sottolineato il segretario della Fiom, Diego Riva – Oggi abbiamo un Governo che sta rappresentando solo una parte di questo Paese, qualcuno li ha definiti i poteri forti. E’ chiaro che si sta portando avanti un modello industriale come quello della Fiat che a noi non va assolutamente bene. Confindustria dice che le iniziative portate avanti da questo Governo sono ciò di cui ha bisogno il Paese ed è sbagliato. Non solo, Confindustria si è permessa di dire ai propri associati di non discutere con le organizzazioni sindacali sui miglioramenti ai decreti attuativi del Jobs Act. Il modello sindacale che Confindustria vorrebbe non può essere chiamato modernità, anzi, rischia di essere l’ultimo atto per poi mettere in discussione il diritto al lavoro, allo sciopero e alla democrazia nei luoghi di lavoro”.

A sinistra il segretario provinciale della Cgil, Wolfango Pirelli, a destra il segretario della Fiom, Diego Riva
A sinistra il segretario provinciale della Cgil, Wolfango Pirelli, a destra il segretario della Fiom, Diego Riva

In mattinata la CGIL si è radunata in assemblea nell’auditorium della Banca Popolare di Sondrio e al termine dell’incontro, poco prima delle 11, ha sfilato in corteo scendendo verso via Azzone Visconti, Via Aspromonte per poi raggiungere la sede degli industriali, in via Caprera.

“Se c’è lavoro le assunzioni vengono fatte, al contrario se non c’è lavoro non è la legge del Jobs Act a portarlo – ha spiegato Riva – Questo si è visto nei primi mesi dell’anno dove le assunzioni non sono aumentate, anzi, è aumentata la disoccupazione”.

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La nuova legge creerebbe problemi non solo nel mondo industriale ma anche nel settore del commercio, come sottolineato da Stefania Sorrentino, segretario della Filcams Cgil Lecco: “Il Jobs Act è un grande bluff. Non sta creando assunzioni, mette in crisi i lavoratori e anche le aziende che ci chiedono di tornare al tavolo della contrattazione nazionale per riparare agli affetti creati nei cambi d’appalto, perché le aziende stesse si troveranno a pagare delle cifre e anche loro si devono tutelare”.

Stefania Sorrentino- Filcams Lecco
Stefania Sorrentino- Filcams Lecco

Disagi anche per i lavoratori stagionali, come quelli impiegati negli alberghi: “In passato lavoravano sei mesi e percepivano sei mesi di disoccupazione – ha proseguito Sorrentino – oggi rischiano di prendere solo tre mesi di ammortizzatore. Così viene meno anche l’indotto perché, togliendo soldi ai lavoratori, nessuno spende e l’economia resta ferma. Un grande bluff, perché se prima avevamo lavoratori di serie A e serie B, oggi con il Jobs Act ci saranno quelli più tutelati, quelli meno tutelati e chi invece non sa se sarà tutelato”.

La pensa allo stesso modo Giuseppe Cantatore, segretario provinciale di Fillea Cgil, sindacato che raggruppa il settore del legno e degli edili: “ Ci troviamo a che fare con una perdita costante di posti di lavoro che anche il Jobs Act non è riuscita ad arginare. Noi pensiamo che soprattutto nel territorio lecchese, dove si vantava un tasso di disoccupazione al 3%, ci sia la necessità di ridisegnare un nuovo sistema industriale. Oggi non serve eliminare ideologicamente l’articolo 18 quasi fosse l’unico problema del mondo del lavoro. Vorremmo che Confindustria si confrontasse con i propri associati e chieda a loro se è così necessaria la modifica dell’articolo 18 o se forse è la tassazione sul lavoro uno dei punti che richiedono un intervento da parte del Governo”.

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