La mobilitazione dei lavoratori Leuci finisce sugli spalti dello stadio

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LECCO – Singolare protesta di un centinaio di lavoratori della ditta Leuci di Lecco, che questo pomeriggio hanno fatto capolino alla stadio Rigamonti – Ceppi in occasione del match Lecco – Caronnese. I lavoratori hanno scelto un palcoscenico insolito, ma il trait d’union che unisce la protesta tra calcio e azienda si chiama Mario Ceppi, che fu presidente dei blucelesti negli anni d’oro della Serie A, ma anche proprietario della File-Leuci.

Un corposo comunicato distribuito durante l’intervallo della gara di oggi spiega: “C’è un filo, anzi una luce che unisce la squadra del Lecco alla File-Leuci, che è la nostra fabbrica di sorgenti luminose… Mario Ceppi, ma anche e soprattutto i lavoratori della File -Leuci hanno rappresentato il punto di forza della sua azienda e quindi, si potrebbe in qualche modo dire, anche dell’Ac Lecco”. E’ giusto quindi dire che, come l’Ac Lecco, squadra di ‘provincia’, aveva saputo fronteggiare a viso aperto le più blasonate squadre italiane, così pure la File-Leuci ha saputo competere per lunghi anni con le maggiori multinazionali del settore. Oggi, purtroppo, il rischio palese è che ciò ch rappresenta un vero e proprio patrimonio del territorio sia irreversibilmente azzerato!”.

Il comunicato spiega a chiare lettere che: “Come per la piccola ma determinatissima squadra di calcio, così pure per noi 100 lavoratori ancora rimasti, stiamo lottando non solo per mantenere il nostro posto di lavoro che è la nostra vita, ma anche per  dimostrare che esiste un’alternativa concreta alla rassegnazione ed all’impotenza”.

I lavoratori tengono a sottolineare che “questa non è più una vertenza aziendale di un centinaio di lavoratori sporchi, brutti e cattivi”, bensì “un banco di prova per un intero territorio e la sua capacità di autorigenerarsi concretizzando riconversioni industriali qualificate ed ecocompatibili”.

I lavoratori della Leuci chiedono “a tutti coloro che non si arrendono a queste ingiuste situazioni, di darci una, cento, mille mani d’appoggio secondo modalità che ognuno vorrà trovare e che anche noi sapremo proporre. Una cosa è certa: noi non ci rassegniamo”.

Di seguito, il comunicato integrale