VARO sconfigge la crisi con l’innovazione e aumenta il fatturato

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Marta Rota, figlia di Giuseppe Rota, services manager di VARO
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Al centro l’imprenditore Giuseppe Rota, fondatore della Varo, alle sue spalle la moglie Nadia Magni, a sinistra la figlia Laura e a destra Marta Rota

 

Inizia l’approfondimento che Lecco Notizie.com vuole dedicare  al mondo delle aziende lecchesi, piccoli e grandi esempi di capacità imprenditoriale e di come gli industriali del territorio siano stati in grado di affrontare il difficile periodo economico vissuto in questi ultimi anni. Lo faremo in collaborazione con API, Confartigianato e Confcommercio. 

VALMADRERA – Una storia lunga 35 anni, quella della famiglia Rota e quella della VARO di Valmadrera, nate entrambe nel 1979, anno nel quale l’imprenditore Giuseppe Rota, poco più che ventenne, ha sposato la moglie Nadia e ha fondato, solo qualche mese dopo, quella che sarebbe diventata l’azienda di famiglia.

E’ la storia di una piccola ditta lecchese, produttrice di macchine per lavorazioni e saldatura, che ha saputo trovare il suo posto nel mondo, vendendo i propri prodotti dalla Russia all’America, e che oggi trova nelle sorelle Marta e Laura le basi per guardare al futuro con fiducia.

Più di un trentennio di storia iniziata nel garage di Giuseppe Rota, nato, cresciuto a Valmadrera e a quei tempi dipendente di un’azienda metalmeccanica del territorio.

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“Ho iniziato quest’avventura con Stanislao Valsecchi. Entrambi eravamo impiegati in una fabbrica di Valmadrera, diventata successivamente nostra cliente – racconta l’imprenditore – Ci occupavamo della parte tecnica e conoscevamo le necessità dei piccoli artigiani della zona e così, al termine dell’orario di lavoro, ci trovavamo nel box sotto la mia abitazione per lavorare alle loro attrezzature. L’ambito era quello del fil di ferro. Circa tre anni dopo, però, mi sono occupato per un’azienda di Lecco di alcune macchine per l’assemblaggio. Quella è stata una prima svolta e, in pochi anni, abbiamo allargato il giro di affari, conoscendo anche clienti della toscana che tutt’ora acquistano i nostri macchinari”.

E’ allora che Valsecchi e Rota (VARO è infatti l’acronimo dei due cognomi) hanno deciso di affittare prima un locale in via Piedimonte, poi un capannone di 1100 metri quadrati in via Santa Vecchia, sempre a Valmadrera e di incrementare il numero di dipendenti, diventati nel frattempo una ventina, iniziando anche ad inserirsi sul mercato internazionale, prima con una commessa destinata al Portogallo, poi in Spagna e in Cile.

 Marta Rota, figlia di Giuseppe Rota, services manager di VARO
Marta Rota, figlia di Giuseppe Rota, services manager di VARO

 

L’intesa tra i due soci viene però a perdersi qualche anno più tardi, intorno al 1992, quando le strade tra Rota e Valsecchi si dividono. “In quel momento – prosegue Giuseppe Rota – si è aperta una nuova fase per la VARO, grazie all’importante commessa di un nuovo cliente al quale occorrevano macchine per la produzione di cestelli. E’ stata però la fiera di Düsseldorf la vera svolta epocale, quella fiera ci ha aperto le porte del mondo”.

Per le prime edizioni, la VARO partecipa al principale evento fieristico tedesco insieme all’azienda Ghislanzoni Umberto di Lecco, poi con il proprio stand. A spiegarci quanto sia stato importante per la ditta valmadrerese questa occasione è Marta Rota, la 32enne figlia di Giuseppe Rota, services manager della VARO e componente del consiglio direttivo del gruppo dei Giovani Imprenditori di API Lecco:

“La fiera di Düsseldorf ci ha lanciato in tutto il mondo. Per aziende come la nostra la fiera è la prima pubblicità, oltre al sito internet. Nei prossimi mesi saremo a Mosca, poi in Messico e infine in Polonia. In questi anni abbiamo toccato tutti i principali Paesi: i mercati più importanti per noi sono quelli dell’Europa dell’est, quindi Polonia, Cecoslovacchia, Bulgaria, Russia, Ucraina. Lavoriamo anche con l’India, meno con la Cina, ma abbiamo anche clienti storici in Italia, penso alla Toscana, all’Abruzzo o nei dintorni di Roma; attualmente lavoriamo con aziende che producono i cestelli in fil di ferro che riforniscono Ikea”.

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Per accogliere i clienti esteri che giungono a Valmadrera per visionare la produzione, recentemente la VARO si è dotata di tre salette a loro dedicate e si è convenzionata con alberghi del territorio per il pernottamento.

“Sono felici quando vengono nel lecchese – ci spiega Marta Rota – adorano il lago e le montagne, per loro è come essere in vacanza. Io stessa, quando vado in fiera, porto con me delle immagini di Lecco da mostrare allo stand perché il nostro territorio è un valore aggiunto per noi”.

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Una filosofia evidente anche negli acquisti effettuati dalla VARO: “La maggior parte dei nostri fornitori sono lecchesi e altri sono aziende note sul piano internazionale che hanno sedi produttive in Italia – prosegue Marta Rota – noi stessi abbiamo accentrato tutta la produzione in azienda, dalla progettazione della macchina a quella del componente, l’officina, la verniciatura, la carpenteria, il magazzino, abbiamo montatori, collaudatori, softweristi e installatori che si recano dai clienti ovunque siano nel mondo. Il ‘Made in Italy’ è riconosciuto ancora oggi e noi ci crediamo. I nostri principali competitor sono i tedeschi, producono macchine belle ma a prezzi altissimi, la VARO controbatte con un miglior rapporto tra qualità e costi”.

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L’aver indirizzato la propria attività verso i mercati internazionali sembra sia stata una strategia premiante per l’azienda valmadrerese, soprattutto in questi anni di globale difficoltà per il mercato economico:

“Lavorando con l’estero, la crisi l’abbiamo sentita ma non subita molto – spiega la 32enne – il fatto è che la gente aveva paura e anche noi l’avevamo. C’erano giornate in cui il telefono non suonava, Abbiamo gestito quel periodo cercando di migliorarci, facendoci sentire di più con clienti e agenti di vendita. Gli ordini erano lievemente diminuiti e pensavo che l’esternalizzazione potesse essere vincente; mio padre era invece contrario ed in effetti, mantenendo l’intero ciclo all’interno dell’azienda, siamo riusciti a progettare prototipi e a lanciare nuovi prodotti tra il 2009 e il 2011, arrivando a toccare nel 2014 circa 9 milioni di fatturato, contro i 6-7 milioni degli anni precedenti”.

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“Aspettare nel nostro mondo vuol dire restare indietro, non si può stare fermi, o si va avanti o si va indietro” ha sottolineato Giuseppe Rota. In effetti la VARO non si è mai fermata e nel 2004 si è trasferita nell’attuale sede di via Roma, strutturandosi su tre piani e a breve si allargherà ulteriormente di 1200 metri quadrati, acquistando gli spazi al secondo piano dello stesso immobile, prima occupati da un’altra azienda.

Attualmente la VARO conta 60 lavoratori, comprese Nadia Magni, al fianco del marito Giuseppe e a capo dell’amministrazione dell’azienda, e la figlia Laura, la secondogenita della famiglia Rota, impiegata nel ramo degli acquisti.

“Oggi non mi interessa il fare ma il fare bene – ha sottolineato il patron della VARO – migliorare sempre più e riuscire a venire incontro anche alle più difficili richieste dei clienti”.

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