LECCO – Altro che “fuga dei cervelli” verso l’estero: senza andare troppo lontano, sono sempre di più i lecchesi che, non trovando lavoro in provincia, sono costretti ad “emigrare” nei territori limitrofi.
Si parla delle 35% delle donne e del 40% degli uomini, residenti in provincia, che nel 2013 hanno trovato un impiego fuori dai confini della provincia di Lecco. Solo il 15% delle donne non residenti nel lecchese, invece, trova lavoro nelle nostre aziende.
Questo secondo i dati del Centro per l’impiego resi noti mercoledì in occasione della presentazione del report sul mercato del lavoro femminile. Statistiche, elaborate dal gruppo Clas su dati Istat, che non confortano e che fanno capire che la crisi, almeno per l’anno appena concluso, continua a mordere il territorio lecchese e non rende la vita facile alle lavoratrici.
Nel 2013 sono 56.400 le lecchesi risultate occupate e 5400 quelle in cerca di occupazione, con un pesante calo nella forza lavoro femminile (-1300 unità) rispetto ai 12 mesi precedenti. Il 2013 è anche l’anno del “record” negativo tra assunzioni e licenziamenti (gli ultimi superano le prime di ben 2040 unità) e della crescita del tasso di disoccupazione femminile, stimato al 8,7% contro l’8,3% dell’anno precedente. Dall’inizio della crisi, il tasso di inoccupate è aumentato di quasi 5 punti percentuali.
Tra il 2008 e il 2012 in provincia di Lecco si contano 3500 posti di lavoro in meno per gli uomini e 500 per le donne. Guardando a queste ultime, la diminuzione più forte si è avuta nell’industria (-1700 posti di lavoro) mentre si è avuto un aumento di lavoratrici nei servizi (+1100) e in particolare nel commercio (+150).
“C’è un segnale positivo ed è quello che riguarda il tasso di attività femminile, ovvero delle donne che lavorano e di quelle senza impiego che mettono in atto comportamenti attivi per restare sul mercato – ha spiegato Gianni Menicatti, ricercatore del Clas – un tasso di attività che si è certo ridotto a causa della crisi ma che resiste attestandosi al 56,9%. Siamo comunque ben lontani dal 2010 quando si era sfiorato il traguardo del 60% ma è il segnale che le donne non si sono rassegnate”.

Solo una leggera flessione anche per il numero di imprese femminili, circa 5.154 attive in provincia contro le 5.184 del 2011, e concentrate in modo particolare nel terziario con il 26% orientate al settore del commercio. Il calo evidente c’è stato nell’artigianato con il 2,1% in meno di aziende gestite da donne nell’ultimo triennio.
Altra dinamica emersa nell’ultimo periodo (2008 -2012) è quella relativa all’età di quante trovano più facilmente impiego, che è drasticamente salita verso le over 55 (+36% di donne assunte tra i 55 e i 64 anni, +34% quelle oltre i 65 anni) a dispetto delle giovani (-27% di assunzioni tra le under 24, -18% per le lavoratrici tra i 25 e i 34 anni).
Lenta è la propensione ad assumere donne laureate e solo una su tre trova lavoro nel lecchese, come spiegato da Luca Schionato del gruppo Clas. Va meglio per le diplomate che rappresentano la maggioranza (56,4%) della forza lavoro ricercata dalle aziende.
Meno lavoro e meno figli: per il secondo anno consecutivo nel lecchese si è infatti registrato una riduzione della natalità (-8,4% tra il 2010 e il 2012). Di conseguenza calano anche i congedi per maternità (-4%), dovuta anche alla perdita dei posti di lavoro. Sale leggermente invece la quota di congedi richiesta dai papà (dal 3,0 al 3,7%) ed anche dai Comuni lecchesi cresce l’offerta di servizi per l’infanzia.
Il rapporto (promosso dal Ministero delle Pari Opportunità e del Lavoro, Network, ASL, Provincia di Lecco e Camera di Commercio) è stato presentato nella sala conferenze della Casa dell’Economia, alla presenza del segretario generale della Camera di Commercio Rossella Pulsoni, dell’assessore provinciale Antonio Conrater, del direttore sociale di ASL Massimo Giupponi, dall’assessore comunale Francesca Bonacina, dalla consigliera delle Pari Opportunità della Provincia Adriana Ventura e da Maria Grazia Colombo del Direttivo Nazionale del Forum delle Associazioni Familiari.

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