L’indagine sulle risorse umane rivela grande preoccupazione per l’80% delle Pmi di Lecco e Sondrio
Le figure più richieste si polarizzano attorno alla figura degli operai specializzati e dei conduttori di impianti
LECCO – Il capitale umano e la sua professionalità sono il tesoro più importante di qualsiasi azienda moderna. Ma purtroppo sta diventando sempre più difficile tenere alto questo valore aggiunto che molto spesso determina la fortuna di molte imprese. Il Centro Studi di Confapindustria Lombardia ha recentemente condotto un’indagine tra le associate ad Api Lecco Sondrio riguardo le “risorse umane” e il quadro che ne esce è di grande preoccupazione per la mancanza di personale tecnico specializzato, ma anche di fiducia negli istituti tecnici per la formazione dei futuri lavoratori.
Questa indagine ha registrato grande partecipazione da parte delle aziende associate, segno evidente che l’argomento è di stretta attualità e molto sentito tra i nostri imprenditori. Secondo l’ultimo rapporto pubblicato dalla banca dati Excelsior, nella sola area di Lecco nel periodo luglio – settembre 2022 sono previste in ingresso 2.340 nuove risorse, poco meno della metà nell’“area industria” (le restanti nell’ambito dei servizi): il 45% troverebbe collocazione in industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo.
Le figure più richieste (la domanda peraltro vede una netta prevalenza di imprese di piccole e medie dimensioni – dove troverà collocazione il 65% delle 2.340 nuove risorse) si polarizzano attorno alla figura degli operai specializzati e dei conduttori di impianti. E il 47% delle realtà prevede di aver difficoltà a trovare i profili desiderati. La figura più critica, sottolineano gli intervistati, è quella più operativa. La specializzazione, soprattutto a livello operaio, rimane un desiderata che trova scarsa compensazione sul mercato, limitando nei fatti l’operatività aziendale: 82 imprese su 100 evidenziano la mancanza di operai specializzati, essenziali nei ruoli più operativi ma da anni nodo irrisolto; resta elevato il divario domanda-offerta per 4 imprese su 10 su figure operaie semplici.
Se da un lato, il vuoto di offerta presente sul mercato del lavoro sembra riconducibile proprio alla mancanza di formazione adeguata a rispondere alle esigenze aziendali, in modo altrettanto evidente si manifesta la carenza di candidati. Il 63% delle aziende dichiara la mancanza di competenze specialistiche tra chi si candida e per 6 realtà industriali su 10 mancano candidati che si presentino per sostenere colloqui legati alle posizioni offerte. Ma come ricercano i candidati le aziende del territorio? Nel 75% dei casi le società di somministrazione sono il primo strumento ricercato per selezionare nuovo personale, ma la conoscenza diretta resta importante fonte d’aiuto per 7 imprese su 10.
Chiamate a dare una valutazione di quanto le dinamiche presenti sul mercato del lavoro impattino sulla gestione aziendale, le intervistate evidenziano con estrema rilevanza, la criticità di competenze specializzate in ruoli operativi, in primis, e di tipo tecnologico-ingegneristiche poi: in merito alle prime, 4 su 10 danno un rilievo massimo all’impatto che la mancanza di competenze di questo tipo ha sull’operatività aziendale. Circa l’80% delle Pmi rileva una mancanza di competenze fortemente specializzate in ruoli operativi e dichiara che questo vuoto è una criticità massima o elevatissima per la gestione aziendale.
Per cercare di risolvere questo problema, soprattutto in ottica futura, le aziende ripongono molta fiducia nella formazione offerta ai giovani dagli istituti tecnici del territorio: il 48% ritiene utile la formazione degli its per le imprese e il 28% solo per alcune figure, in particolare quelle legate a percorsi di meccatronica.
“La mancanza di tecnici specializzati nelle nostre aziende è un problema che aumenta di dimensioni velocemente – spiega Enrico Vavassori presidente di Api Lecco Sondrio – per risolverlo nell’immediato la formazione aziendale può tornare utile, anche con percorsi dedicati per chi si vuole ricollocare a livello lavorativo. Sul medio e lungo periodo, invece, gli its devono fare la differenza, ma anche noi imprenditori dobbiamo essere capaci di far capire ai ragazzi che scegliendo questo percorso di studi hanno un futuro assicurato sul territorio e possono avere una bella carriera davanti a loro, anche sotto il profilo economico. Fare l’operaio oggi significa lavorare anche in contesti altamente tecnologici in cui far crescere le proprie competenze. Il futuro delle aziende è nelle mani degli imprenditori, ma anche in quelle dei nostri collaboratori che sono il valore aggiunto”.