In occasione dello sciopero proclamato in tutta Italia, nel pomeriggio il presidio in piazza Diaz
“Questa è una lezione di educazione civica a quei politici che dovrebbero rappresentare tutti, anche i lavoratori”
LECCO – Le persone in tuta bianca e caschetto stese sul porfido di piazza Diaz davanti al municipio di Lecco a ricordare i troppi drammi sul lavoro che si consumano quotidianamente. “Cgil e Uil dicono no alle morti sul lavoro”, questo lo slogan del presidio a cui le due associazioni sindacati hanno dato vita nel pomeriggio di oggi a Lecco, in occasione dello sciopero proclamato a livello nazionale.
I motivi della mobilitazione insistono sull’indifferenza da parte del Governo alle esigenze della parte viva del Paese: “Oggi non siamo qui contro un’associazione datoriale, ma siamo qui a chiederci quanta coscienza ci sia nello Stato. Uno Stato che, nel 2024 in Italia, obbliga le nostre organizzazioni sindacali a scendere in piazza per difendere un diritto sacrosanto: il diritto alla vita dei lavoratori – hanno detto Dario Esposito, coordinatore Uil Lario e Diego Riva, segretario generale Cgil Lecco -. La domanda non è se sia giusto essere qui in piazza, la risposta la sappiamo tutti. La domanda è: se non noi, chi doveva scendere in piazza oggi?”
E poi il rammarico per l’assenza della Cisl: “Dispiace che oggi in piazza ci siano soltanto il blu della Uil e il rosso della Cgil, perché il diritto alla vita dei lavoratori deve essere un diritto difeso da tutti”.
Dura la critica dei sindacati al Governo nel mirino, soprattutto, il Decreto Legge 19 del 2024, che introduce la patente a crediti per le imprese: “Si introduce la possibilità di pesare una vita umana con 20 crediti. Nessuno si permetta di dire che la Cgil e la Uil oggi stanno facendo politica di partito, perché stiamo soltanto facendo una lezione di educazione civica a quei politici che dovrebbero rappresentare tutti, anche i lavoratori, ma hanno deciso di rappresentare solo interessi di parte”.
Cgil e Uil hanno voluto richiamare la classe politica alle proprie responsabilità nel garantire il diritto a un lavoro sicuro: “Zero morti sul lavoro, una giusta riforma fiscale, un nuovo modello sociale di fare impresa: ecco le parole d’ordine che stanno alla base della mobilitazione. Vogliamo che la salute e la sicurezza sul lavoro diventino un vincolo per poter esercitare l’attività d’impresa, superando la pratica del subappalto a cascata e vincolando l’accesso ai finanziamenti pubblici all’applicazione dei Ccnl firmati dalle Organizzazioni Sindacali più rappresentative. Vogliamo un sistema fiscale equo e progressivo, che riduca la tassazione su lavoro dipendente e pensioni e parallelamente aumenti la tassazione delle rendite e il contrasto all’evasione fiscale. Vogliamo un’occupazione stabile e di qualità, da perseguire attraverso il rilancio degli investimenti pubblici e privati per riconvertire e innovare il nostro sistema produttivo”.
“Bisogna andare al lavoro per vivere, non per morire” hanno concluso i sindacati. Il presidio, che si è aperto con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime della centrale elettrica di Bargi, si è concluso con un flash mob per dire, ancora una volta, basta morti sul lavoro.